venerdì 13 aprile 2012

Una storia di sesso

Una storia di sesso e di erotismo con tanta ironia. A me è piaciuta molto e a voi?

storia di sesso

Che giornataccia! Patunzia si sentiva veramente stanca. Si abbandonò quindi,
praticamente stravolta, sul letto di casa sua, sognando per un attimo di non
dover preparare la cena e sbrigare le altre faccende che, dannazione, le
donne sembrano condannate a fare, non solo le casalinghe ma anche quelle
come lei che lavorano fuori casa per otto ore giornaliere e poi si ritrovano
con un marito esigente, stanco anche lui, che spesso non ha voglia neanche
di scopare. Si alzò sbuffando e si guardò allo specchio: riflessa sulla
lucida superficie c'era una donna ancora abbastanza giovane, senz'altro non
bellissima ma piacente, di una bellezza mediterranea con capelli nerissimi
leggermente riccioluti. Il seno era sufficientemente grande, ma non
abbastanza da poter essere definito prosperoso, mentre il resto del corpo si
sviluppava attorno a due fianchi larghi ed abbondanti. Le labbra carnose, il
naso sottile e gli occhi anch'essi neri, dotati di lunghe fatali
sopracciglia, contribuivano a delineare l'immagine di una donna
perfettamente in grado di attirare gli sguardi dell'altro sesso. Si voltò in
modo da osservare la forma del sedere così come poteva essere vista sotto la
stoffa della sottana: una curva armoniosa, una forma soda, un'architettura
decisamente interessante. Sul viso si disegnò una smorfia di disappunto: non
si capiva proprio l'attuale disinteresse di Pantronfio. Ultimamente suo
marito era particolarmente stanco, svogliato, inappetente, ...ma solo sotto
il profilo sessuale, chè in quanto al cibo di appetiti ne aveva, eccome!
Mangiava praticamente per due, senza ingrassare di un etto. Anzi, Patunzia
lo trovava leggermente dimagrito, a dispetto dell'ingestione irriguardosa di
primi piatti e seconde pietanze luculliane. Sbuffò come per soffiare via
quei pensieri fastidiosi e si diresse in cucina. Di malavoglia cominciò ad
apparecchiare. Tra poco Pantronfio sarebbe arrivato, si sarebbe seduto a
tavola ed avrebbe detto: "Che fame!", impugnando le posate come due scettri,
coltello e forchetta, una per mano, proprio come nella pubblicità del tonno
in scatola.
La tavola era finalmente apparecchiata. Una splendida tovaglia impermeabile
plastificata supportava un paio di piatti ed un paio di bicchieri. C'era una
caraffa di vino rosso ed un'altra con l'acqua di rubinetto. Era decisa a
cuocere dei bastoncini di pesce surgelati: veloci e gustosi.
Accese la televisione e sedette verificando con sconforto che anche quella
sera nessun programma era di suo gradimento: sul primo canale Bisteccone
parlava di gastronomia, mentre sul secondo Bongiorno curava le previsioni
del tempo. Sul terzo Maria Annunziata faceva la presentatrice in una
trasmissione religiosa, poi sarebbe seguito Lubrano con un programma sulla
lingua italiana, dove avrebbe spiegato che non si dice "lu brano", ma "il
brano". Sulle reti MenaSet lo scenario era ugualmente squallido. Canale 5
mandava in onda il famoso film "Una mano lava l'altra", del grande regista
tunisino Craperi; invece rete 4 stava facendo pubblicità ad un reportage
giornalistico sui coltivatori di bietole nane in Bielorussia. Con una decisa
pressione sul tasto OFF, spense il televisore. La noia che stava provando
era mortale.
Come contorno decise di preparare dei sedani, da intingere nel pinzimonio.
Aveva letto su "Maniglia Cristiana" che il sedano, se intinto in un
pinzimonio preparato a regola d'arte facendo attenzione a rispettare le
debite proporzioni di dosaggio tra i pochi componenti, poteva avere un
effetto afrodisiaco: proprio quello che ci voleva per Pantronfio. Avrebbe
tentato, con quel rimedio casalingo, di porre fine al pesante digiuno
scopareccio che durava da ormai troppo tempo, non avrebbe saputo precisare
da quanto.
Aveva tra le mani quel bel sedano e le venne da sorridere pensando che le
sarebbe piaciuto, davvero, infilarselo tra le gambe, dopo averlo pulito ben
bene. Poi l'avrebbe dato da mangiare a suo marito senza neanche lavarlo,
sperando in un rafforzamento dell'effetto afrodisiaco.
Si recò quindi nuovamente in camera da letto e si piazzò avanti lo specchio.
Tirò su la gonna e rimirò per pochi istanti le caviglie, i polpacci e le
cosce. Poi sfilò gli slip facendoli cadere a terra ed uscendone con i piedi.
Sedette sul letto e divaricò le gambe come una pornostar: eccola la sua
pussy, già bagnata, in quanto non poteva negare a se stessa che l'idea di
masturbarsi con quel sedano le piacesse molto, anche se era una
stupidaggine, stava facendo una sciocchezza, una vera stronzata...
Ma allargò ancora di più le gambe e cominciò a sfregarsi la punta del sedano
tra le piccole labbra. La sensazione fu prima di freddo, poi un tumulto di
sensazioni piacevolissime si impadronì di lei e forzò in modo da penetrarsi.
Godette nel sentirsi piena di quel vegetale... a cosa si era ridotta, povera
Patunzia, pensò; a cosa l'avevano spinta il digiuno e la castità forzata.
Però guardarsi allo specchio, con quell'ortaggio in fica, era piacevole,
cazzo!
Stava quasi per venire ma si trattenne: tra poco Pantronfio sarebbe
arrivato, e lei sperava sempre in una serata erotica (secondo il calcolo
delle probabilità, quella poteva essere la volta buona), preferendo quindi
riservare le emozioni più forti al rapporto a due anzichè all'amore
solitario.
Si rivestì velocemente non appena udì la porta di ingresso aprirsi (mise il
sedano tra gli altri a tavola, senza sciacquarlo).
Pantronfio era entrato. Si stava togliendo il cappotto ed aveva appena
posato la ventiquattrore per terra: appariva molto pallido, ultimamente
quell'uomo sembrava aver perso tutte le forze.
"Ciao, amore!" esclamò lei buttandogli le braccia al collo. Lo strinse a sè
in modo da fargli sentire le curve flessuose del suo corpo e la pressione
dei seni sul torace, ma una sensazione di gelo la fece rabbrividire, al
punto da chiedere: "Ma... ti senti bene?"
"Mai sentito meglio" rispose lui, apparentemente sicuro. Con un braccio la
scansò e si avviò verso la sala da pranzo. "Che fame!" commentò.
"Ecco, ci risiamo" pensò Patunzia; ma disse semplicemente: "Tesoro, abbiamo
i bastoncini di pesce e... del pinzimonio, che ne dici?"
"Purchè si mangi, va tutto bene" fece lui, impugnando le posate nel modo che
lei ben conosceva.
"Com'è andato il lavoro, caro?" Si chinò di fronte ai suoi occhi per
versargli una porzione di cibo: in tal modo scoprì attraverso la scollatura
della camicetta un po' del suo seno. Ma lui sembrava aver occhi solo per il
piatto.
"Come sempre, cara" rispose. Tra poco avrebbe avuto la bocca piena e le
opportunità di colloquio sarebbero scemate. "Cosa c'è di bello in tv?"
"Di bello... niente" sentenziò Patunzia. Guardava il marito sconcertata per
il pallore che notava in volto, ed un'idea le balenò come un flash accecante
di luce violenta per la prima volta in mente: e... e se avesse avuto
un'altra donna? Un'altra donna che ne esauriva prepotentemente ogni risorsa
come una virago, come una succhiatrice di anime?
"Che fai tu, non mangi?" chiese Pantronfio con la bocca piena, per cui ne
uscì una frase molto meno limpida da interpretare.
"Ho poca fame" spiegò lei, aggiungendo solo tra sè: "...di cibo, tesoro, ho
poca fame di cibo. L'esatto tuo contrario."
In quel preciso istante lui afferrò il famoso sedano, lo intinse nel
pinzimonio e lo divorò in pochi istanti. Sembrava per il momento sazio, un
po' di colorito cominciava ad affiorare sulle guance. Si abbandonò sulla
spalliera della sedia: "Cara..." cominciò a dire, e lei, speranzosa:
"Sì...?"
"Vado subito a dormire" disse lui, alzandosi. "Ho una stanchezza mortale."
Quando Pantronfio era già in camera da letto, prese il coraggio a quattro
mani ed affrontò una volta per tutte l'argomento che più le stava a cuore.
Mentre lui si infilava il pigiama seduto sul letto, lei gli si piazzò
davanti con le mani sui fianchi e così lo apostrofò: "Pantronfio." Lui alzò
lo sguardo sorpreso dal tono della voce di sua moglie. "Saranno almeno tre
mesi che non facciamo più l'amore, io e te. Vorrei sapere perchè."
"Tre mesi che..." ripetè Pantronfio, stralunato. Era evidente che non si era
mai reso conto del problema.
"Esaminiamo le ipotesi una per una" proseguì Patunzia, sedendosi accanto a
lui e contando con le dita. "Prima ipotesi: c'è un'altra donna?"
"Un'altra... No, ma no, come ti vengono in mente certe idee!" Sembrava
sinceramente stupito. "E' che sono talmente stanco, ma così stanco,
ultimamente... un'amante! Sì, figurati! Non riesco a soddisfarne una, di
donna."
"Allora, due: non ti piaccio più."
"Ma no, ma no... cosa dici... io ti amo tantissimo, lo giuro, tantissimo, ma
vedi... sono così stanco, ultimamente, che io... io penso di non essere
capace, attualmente, di..."
"Allora, tre: sei malato?" chiese.
"Qualcosa che non va, in effetti ci deve essere" ammise. "La mia stanchezza
è anormale, in certi momenti mi prende un torpore, una voglia di dormire...
come se andassi in letargo..." Si grattò la testa, imbarazzato, avvilito.
Patunzia realizzò per la prima volta che si trovava veramente di fronte ad
un uomo debilitato, forse malato in modo grave, che aveva bisogno di aiuto.
"Sei andato da un dottore?" domandò abbracciandolo con sincero slancio.
Confermò, c'era andato. "Il medico dice che ho solo bisogno di riposo, ma io
non... ecco, non ne sono tanto convinto."
Allora Patunzia prese a confortarlo infilando la sua mano dentro i pantaloni
del pigiama carezzandogli il pene. Ancora una volta, fu la sensazione di
gelo a sorprenderla, ma non solo: l'organo era molle, flaccido, e non
accennava minimamente ad acquistare consistenza, nonostante lei lo stesse
toccando nel modo giusto nei punti giusti.
Ma non aveva nessuna intenzione di arrendersi. Mentre il marito stava seduto
sul letto con gli occhi chiusi, lei gli tirò giù i pantaloni e prese a
leccarlo. Lo prese quindi in bocca.
Nulla. Pantronfio doveva essere veramente malato, se lei non riusciva a
drizzarglielo neanche così! Poi quella strana indefinibile sensazione di
freddo, come se dentro quell'organo non circolasse sangue, non ci fosse
vita.
Rinunciò, e nello scostarsi gli occhi caddero su un particolare che non
aveva mai notato prima. Con le dita della mano scostò le pieghe della pelle
per osservare meglio: non credeva ai suoi occhi. Guardò ancora meglio, per
essere certa di non essersi sbagliata.
"Pantronfio!" lo chiamò. Ma il marito non rispose, stava seduto sul letto
con gli occhi chiusi. Patunzia lo scosse piano con una mano sulla spalla.
"Pantronfio!"
Si era addormentato. Aprì gli occhi con una lentezza esasperante: "Eh...?"
"Niente caro" disse lei, asciutta. "Riposati. Mettiti a letto." Lui obbedì
come un automa e, non appena sdraiato, cadde immediatamente in una sorta di
catalessi.
Ormai Patunzia ne era certa: quell'uomo si stava consumando, stava morendo,
stava spegnendosi come un lumicino. Ciò che aveva visto, appariva come un
qualcosa di misterioso ed inquietante che lei da sola non avrebbe mai saputo
fronteggiare.
Aveva un grande bisogno di aiuto, ma a chi avrebbe mai potuto rivolgersi?
Prese a sfogliare le pagine gialle. Ma non trovò nulla che potesse fare al
caso suo. Stava per richiudere il volume sconfortata, quando dalle pagine
dello stesso cadde un bigliettino da visita, e le tornò in mente chi glielo
aveva dato, circa un anno prima: allorchè si era messa in testa di
iscriversi all'Università... poi aveva rinunciato, il lavoro di cassiera al
Supermarket era troppo impegnativo, come orario...
Però, quel professore avrebbe potuto fare al caso suo.
Guardò di nuovo il marito che giaceva immobile sul letto e respirava appena,
anzi rantolava facendo un rumore cupo da far accapponare la pelle, e decise
che quella notte avrebbe dormito sul divano. Era spaventata, terrorizzata,
anche se non sapeva mettere a fuoco l'oggetto dei suoi incubi.

domenica 1 aprile 2012

Incesto tra fratello e sorella

incesto con la sorella
Le fantasie di incesto, soprattutto per le donne, sono veramente molto diffuse e le sorelle, madri, zie che riescono a metterle in atto sono molto di più di quelle che ci immagiamo. Ecco a voi, quindi, un vecchio racconto di incesto, che per tema ha appunto l'incesto sessuale consumato tra un fratello e una sorella. Buona lettura a tutti!


Ero di nuovo disteso sul letto quando Luciana gentilmente entrò in camera
chiedendomi che cosa volevo per cena.
Da quando due anni prima avevo perso l'uso delle gambe mia sorella non mi
aveva mai lasciato solo per più di mezza giornata.
Era tenerissima con me forse anche per il fatto che si sentiva colpevole per
quello che mi era successo... ma torniamo un po' indietro cosi capirete
meglio.

Era stata una bella giornata passata al mare con la famiglia.
Mio padre e mia madre erano seduti dietro in macchina.
Io ero al volante e quella scalmanata di mia sorella armeggiava con la radio
nel difficile compito di trovare qualcosa di decente da ascoltare.
Eravamo sulla strada del ritorno e fra quelle colline era difficile trovare
una stazione che funzionasse a dovere.
Ad un certo punto infastidito dal gracchiare della radio la spensi fra i
rimproveri di mia sorella.
Quando le dissi che mi ero annoiato di tutto quel balbettare di voci e
canzoni le prese a colpirmi con rabbia giocosa sulla spalla.
Ma purtroppo in quel momento un camion di grosse dimensioni usci fuori dalla
curva ed io sentendo il suo clacson tornai a guardare la strada vedendo con
mio terrore che stavo per andargli addosso.
Seguì una brusca sterzata verso destra ma il peggio era ormai successo.
Il poco che mi ricordo fu che il camion colpì la macchina sulla sinistra
dietro e che subito dopo la mia macchina prese a girare... Mi risvegliai
solo tre giorni dopo in ospedale.
Ero steso su di un letto con un sacco di tubi da tutte le parti.
Il risultato di quella tragica giornata fu che i miei morirono nel trasporto
in ospedale uccisi forse dall'urto con il camion o dal burrone dove la mia
macchina finì subito dopo.
Mia sorella era rimasta quasi illesa visto che dal suo lato la macchina come
vidi dopo due mesi era integra.
Io in compenso persi l'uso delle gambe anche se i dottori non riuscivano a
capirne il motivo.
La mia colonna vertebrale era illesa ed il coma vigile era stato causato
dalla botta sulla testa.
I dottori non capivano ma io ero immobile dalle cosce in giù e mia sorella
era straziata dal dolore perché si sentiva la causa di quella che lei stessa
definiva una strage.

Ormai sentivo provenire dalla cucina un odore inconfondibile di minestrone e
forse mia sorella me lo fece perché avevo bisogno di stare leggero.
Dopo pochi minuti venne a prendermi con la sedia a rotelle e ci ritrovammo a
mangiare guardando la Tv.
Restammo comodamente seduti sul divano per tutta la sera tant'è che ad una
certo punto mia sorella presa dal sonno mi si mise a dormire in grembo.
Ero felice di vederla tranquilla ma ero anche depresso perché anche quel
fine settimana lei lo avrebbe passato a farmi da madre quando invece avrei
preferito vederla insieme a qualche suo amico fuori in giro a godersi i suoi
vent'anni.
Era veramente carina... distesa sulle mie gambe in una posizione che aveva
del bambinesco.
Sentivo il suo respiro calmo e vedevo il suo petto alzarsi piano ad ogni
respiro per poi abbassarsi ancora più dolcemente.
Aveva la sua classica maglietta lunga che le faceva anche da gonna ed in
quella posizione le sue gambe ben scoperte erano illuminate dai chiaroscuri
della tv.
Erano lisce e ben abbronzate ma la cosa che le faceva diventare speciali era
la lunghezza.
Delle affusolatissime gambe lunghe e lisce.
Se non fosse stata mia sorella l'avrei di certo corteggiata come un pazzo
per quanto mi piaceva.
Lei questo lo sapeva e gli faceva piacere.
Dopo un po' decisi di svegliarla per farla andare a letto e cosi presi a
scuoterla dolcemente su di un fianco.
La mia mano però prima di muoverla percepì che c'era qualcosa di strano. Non
aveva il reggiseno... .
Presi a toccarla in vari punti per vedere se era proprio cosi ed alla fine
ne fui certo.
La mia mente in un attimo fu subito a pensare a i suoi seni nudi sotto la
maglia.
Erano piccoli ma ben modellati.
Mi resi conto però di pensarli un po' troppo da maschio e questo mi diede un
po' fastidio.
Era sempre mia sorella Cristo!
La scossi allora leggermente e lei si svegliò piano.
Le dissi di andare a letto e che io avrei dormito li nel divano.
Lei come un'automa allora si alzò biascicando un "buonanotte" dolcissimo e
si incamminò.
Io ero già più calmo rispetto a prima ma il mio sguardo cadde su di lei e la
vidi sulla porta mentre camminando con le dita si grattava il sedere.
Rimasi di sasso dall'eccitazione.
Era pure senza slip! Il suo sedere era libero e nudo e quella visione che
durò pochissimi secondi mi fece andare il cuore a mille.
"Da quando avevo avuto l'incidente non avevo più fatto l'amore ed è per
questo che mi sono eccitato" - pensai dentro di me come per perdonarmi
quella piccola erezione che sentivo nascere giù in basso.
Già era solo quello il motivo anche perché fino a quel momento ben poche
volte mi ero intenzionalmente deciso ad eccitarmi.
Era tremendo per me vedere che quello che prima era considerato un "asso di
bastoni" dal giorno dell'incidente era arrivato ad essere al massimo della
libidine un più piccolo "ramoscello".
Il pene però non ne voleva sapere di tornare a dormire anche perché ancora
inconsciamente pensavo al sedere di mia sorella.
Lo avevo visto altre volte e in tutti i modi però era la prima volta che
vedevo quella bellissima forma tutta scoperta.
Era un bellissimo sedere e lo sapevo già da molto ma senza slip diventava
fantastico!
Dopo un po' decisi che il sonno avrebbe portato la quiete sulla mia testa ma
non fu così.
Mi risvegliai di primo mattino tutto sudato in preda ai brividi.
Mi resi subito conto che era stato un sogno a ridurmi in quel modo e più
precisamente il sogno di Luciana ed io che facevamo l'amore sul mio letto!!!
Ero disgustato da tanta bramosia onirica e notai ancora più sgomento di
essermi anche venuto negli slip!
Era il massimo... sognavo rapporti bestiali con mia sorella e venivo pure!
Vergognandomi da matti presi la carrozzella li vicino e lentamente ci salii.
Facendo il più piano possibile decisi di di andare in bagno per pulirmi e in
camera per cambiarmi.
Feci attenzione nel corridoio a passare come un'ombra davanti alla porta
della camera di mia sorella.
Finite le grandi manovre mi ridiressi verso il salotto per tornare sul
divano...
Passai di nuovo vicino alla camera di mia sorella e mi accorsi che c'era un
pò troppa luce li dentro.
Scostai la porta e mi resi conto che le imposte e la tenda erano aperte e
che la luce dell'alba stava per entrare prepotente li a svegliare Luciana.
Entrai per chiudere almento le pesanti tende in modo da prolungare il sonno
di mia sorella.
Quando fui dentro arrivato sul sinistra del letto mi fermai di nuovo con il
cuore a mille!
Le coperte da quel lato non coprivano Luciana e mi resi subito conto che
stava dormendo nuda! In quell'istante il suo sedere e la sua schiena erano
illuminate dalla luce.
Era uno spettacolo da infarto.
Fra le natiche mi sembrava di intravedere anche la sua fica ma forse era
solo ombra.
Guardavo eccitatissimo il suo culetto sodo e mi resi subito conto di essere
eccitatissimo e senza freni.
Il mio cazzo prese a muoversi dalla posizione di riposo ed in men che non si
dica me lo ritrovai che spingeva contro gli slip.
L'alba fuori era alle soglie delle colline e la luce stava aumentando.
Ogni secondo la visione a chiaroscuri notturna lasciava posto a quella
diurna a colori.
Venne prima il colorito della sua pelle abbronzata e subito dopo anche
l'ombra fra le sue natiche sparì lasciando in libera vista una splendida
fica depilata!
Un'altra cosa era cambiata.
Il mio cazzo ora era li al massimo del suo splendore ed era risorto!!! Il
fuscello era diventato dinuovo una quercia che pulsava dalla bramosia...
Lentamente senza ragionare allora andai più vicino al letto di mia sorella e
in men che non si dica ero li quasi a toccarla con le mani.
Volevo toccarla me ero allo stesso tempo spaventato quel poco che bastava a
non permettermi altro.
"Cosa fai! E' tua sorella e se si sveglia ti prende a sberle!" - diceva una
vocina dentro la mia mente.
Il mio istinto animalesco però era più forte e gridava
- "Toccala! E' li in bella vista che cosa aspetti!"

La lotta durò altri pochi secondi finché un movimento brusco di mia sorella
mi paralizzò.
Si era girata ed in men che non si dica eravamo lì faccia a faccia.
Lei mi guardò sorpresa ma allo stesso tempo socchiudeva gli occhi
infastiditi dal sole che ormai entrava prepotente dalla finestra.

"Ti stavo coprendo..." - le dissi come per rispondere al suo sguardo
interrogativo.

Lei allora prese a sorridere e mi disse
-"Prima faresti meglio tu a coprirti il cosone!"
Dio santissimo.
Mia sorella aveva visto che avevo il cazzo ancora duro dal desiderio ma
soprattutto aveva sicuramente capito da quale desiderio!

"Che cosa lo ha fatto tornare in vita?" - mi chiese allora con aria più
maliziosa che severa.

Pensai un pò alla scusa da inventare ma ero troppo imbarazzato a coprire le
mie vergogne.
Lei allora vedendo che non rispondevo mi fa un cenno con una mano battendo
il materasso li vicino a lei.
Nel girarsi si era ricoperta automaticamente ed ora un discreto spazio si
era liberato li vicino.
Strisciando come ero abituato allora seguii il suo gesto e mi distesi li al
suo fianco.
Sorrideva radiosa ed alla fine mi diede un bacio sulla fronte.
Ero più grande di lei ma in quell'istante mi sentii come un bambino.

"Sono stata io a conciarti in quella maniera fratellone?" - domandò lei ed
io non sapendo come negare quell'evidenza feci cenno di si con la testa...

Per tutta risposta allora lei prese a scoprirsi di nuovo ma questa volta lo
faceva volontariamente e con me li vicino. In pochi secondi fu nuda e vidi
il suo bellissimo corpo statuario.
Il suo sesso come avevo visto prima era completamente rasato e questo mi
eccitò da morire.
Era oltre al sedere ben
fatto la seconda cosa che mi eccitava di più in assoluto. In pochi istanti
fui dinuovo al massimo dell'eccitazione.
Il cazzo mi faceva male e lei mi guardava con due occhioni da cerbiatta che
fino a quel momento non avevo mai visto.

"Sono tua sorella lo sai? Non dovresti eccitarti cosi con me..." - disse lei
fra la mia vergogna mista a stupore.

Ma prima che io potessi replicare continuò -
"Però in fin dei conti io lo sempre desiderato...
Erano mesi che cercavo di attirarti nella mia trappola ed ora fratellino ci
sei dentro fino al collo!".
Detto questo mi baciò dinuovo ma questa volta sulle labbra.
Ero quasi sull'orlo di una crisi di identità quando sentii la sua lingua
premere sulle mie labbra per entrare e in men che non si dica me la ritrovai
a mulinellare in bocca calda e dolce!
Non dissi più niente. Iniziai a toccarla voglioso.
Prima la sua schiena poi di lato sopra i suoi seni eccitati ed infine ormai
pazzo di lei sul suo monte di Venere.
Lei ansimava ed accettava tutto quello che le stavo facendo.
Di scatto però si alzò nuda in ginocchio e prese a togliermi tutti i
vestiti.
Mi ritrovai nudo e baciato dappertutto finquando lei arrivo a prendere il
mio cazzo fra le labbra!
Era bellissimo e non mi ero mai eccitato così tanto in vita mia nemmeno
quando a farmelo fu la prima ragazza che ebbi a 16 anni.
Leccava la mia cappella dentro la sua bocca e si muoveva all'impazzata su e
giù .
Con una mossa da contorsionista me la ritrovai davanti.
La sua fica rasata era li ad un palmo dalla mia bocca vogliosa.
La mia lingua fu subito su di lei e presi a leccarla con vigore.
Prima sui lati e sulle grandi labbra e poi li sullo spacco e sul clitoride.
Era saporita e liscia come una pesca!
Lei prese a dimenarsi ed alla fine lasciò uscire il mio cazzo dalla bocca in
preda ad un lungo ansimo seguito dal tremore del suo corpo.
Era venuta ed il mio viso era intriso dei suoi umori.

Lei allora si tolse dalla mia faccia e guardandomi disse -
"Ora voglio che mi scopi Andrea. Voglio che scopi la tua sorellina bene
bene!".

Quelle parole furono troppo e con una forza sull'inguine che non provavo da
tempo presi ad alzarmi a sedere.
Ero quasi incredulo di esserci riuscito e anche mia sorella mi guardava
sbalordita.
La presi per le braccia e me la portai in grembo.
Lei immediatamente mise il mio cazzo dentro di lei ed io quasi morii dal
godimento.
Era calda ed umidissima la fichetta di mia sorella.
Prese subito a muoversi su e giu strusciando il suo seno splendido sul mio
corpo e sul mio viso.
Fu troppo ed alla fine cercai di allontanarla perchè stavo per venire.
Lei si accorse di questo ma strinse ancora più forte le sue braccia sul mio
collo.

" Vienimi dentro stupido! Prendo la pillola" - disse lei ansimando.

Fu la goccia che fece traboccare il vaso. Venni come non mai ed i testicoli
non più abituati mi fecero male.
Sembrava non finire mai e schizzo dopo schizzo sentivo mugolare mia sorella
sopra di me.
La sua vagina si strinse sul mio cazzo e prese dinuovo ad urlare tremando.
Eravamo venuti insieme...

Era tutto finito ma nessuno dei due si voleva staccare dall'altro.
Era stato bellissimo ma ora i sensi di colpa iniziarono a prendere forma
dentro di me.

"Cosa hai?" - disse mia sorella Luciana vedendomi serio in volto.
"Ti vergogni di quello che abbiamo fatto?"

"Si..." - risposi io piano in un sospiro.

"Senti Andrea non è successo nulla di male. Io ti ho sempre amato e da
quando mi prendo cura di te il mio amore è cresciuto. Forse sarà anche così
insano per la nostra società e se questo è quello che pensi tu non succederà
mai più" - disse lei tutto di un fiato.

Pensai a quello che avevo fatto.
Era stato bellissimo e talmente intimo che in quegl'attimi non ci sfuggi
neppure una parola.
Non mi era mai successo con le ragazze con cui ero stato e l'idea di perdere
quello che avevo provato mi fece ripiombare nella malinconia.
Le diedi in bacio sulle labbra...

"Ti amo sorellina e finché non ci accorgeremo che è veramente da pazzi non
voglio pensarci. Ti desidero e penso di averlo sempre voluto anche io." -
dissi quasi piangendo.

Per tutta risposta finimmo di nuovo a fare l'amore con dolcezza fino all'ora
di pranzo...

La cosa si ripete tuttora con alcune differenze. Io e mia sorella siamo
entrambi fidanzati e le scappatelle insieme sono ridotte.
Ma ogni volta è la stessa storia.
Ci amiamo ogni volta di più e poi con questa "terapia" sono tornato a
camminare fra la sorpresa di tutti (dottori compresi) e la contentezza della
mia cara sorellina Luciana.