martedì 16 agosto 2011

Racconto di sesso e sperma

racconto erotico sesso sperma

Un bellissimo racconto, di sesso puro, dove c'è lo sperma e c'è il sangue. Un racconto che dovrebbe piacere ai lettori di questo blog, che in effetti stanno diventando ogni giorno più numerosi. Grazie a tutti, cari amici, e se vi piace questo blog fatelo conoscere anche ai vostri amici e conoscenti, metteteci dei link, insomma aiutatemi a diffonderlo!

Andrea era tornato a casa dopo 5 anni di studi negli Stati Uniti. 5
anni sono molti, a volte possono essere pure troppi, specialmente così
lontano da casa, ma una borsa di studio al MIT non era una cosa da
tutti i giorni.
Provò un particolare piacere nel rivedere le case, i viali e persino
gli alberi di dov'era nato, ma la sorpresa maggiore fu rivedere sua
sorella Marina, l'aveva lasciata tredicenne, poco più che bambina ed
ora la ritrovava fatta già donna.
L'accoglienza a casa fu molto calorosa e ad Andrea riaffiorarono tutti
i ricordi, vissuti tra quelle pareti, della sua infanzia e della sua
adolescenza.
La cena assieme ai genitori e alla sorella fu contornata da racconti
di come aveva vissuto quel lungo periodo statunitense: i luoghi, le
persone, i fatti.
Terminato il desinare, Marina chiese al fratello se l'indomani mattina
l'avrebbe potuta accompagnare a Milano ad isciversi all'università. La
risposta ovvia e senza esitazioni fu:
- Non c'è problema -
L'indomani partirono insieme per Milano, Andrea accompagnò la sorella
presso la segreteria universitaria, quindi, effettuate le pratiche per
l'iscrizione, i due pensarono bene di approfittare del fatto d'essere
a Milano per andare a fare un giro per i negozi del centro.
Giunti in galleria, cominciarono a guardare un po' di vetrine. Essendo
i due attirati da argomenti differenti, ben presto si divisero. Andrea
stava fissando un paio di mocassini che sembravano fare al caso suo,
quando l'ombra di una figura femminile riflessa nello specchio attirò
la sua attenzione.
Un corpo sinuoso, capelli lunghi e neri; questo era quello che Andrea
aveva scorto e appena percepito. Si scostò un po' più in fianco, quel
tanto che gli permettesse di reinquadrare nello specchio quella
figura.
Anche la ragazza stava facendo altrettanto, probabilmente era rimasta
colpita dal fisico atletico e muscolo di Andrea, riconosciuto
unanimemente per un bel ragazzo. Era soprannominato il corpo, perché
in paese le ragazze dicevano che avesse il più bel corpo maschile che
si fosse mai visto. Alto quanto basta, muscoli definiti in un fisico
asciutto. Durante l'adolescenza quando andava a correre per le strade
di campagna gli sguardi delle donne nei suoi confronti erano di chiara
concupiscenza e il togliersi la maglietta allo stadio, alla fine delle
partite di calcio, era diventata una richiesta esplicita del settore
femminile degli ultrà.
Andrea volle gustarsi quella visione e cominciò la sua esplorazione
visiva dal basso. Ecco le gambe, flessuose, la minigonna, il ventre
piatto, l'attaccatura del seno che s'intravede al di sotto del top, il
lungo collo contornato dai riccioli neri dei capelli, le labbra rosse
e carnose e gli occhi neri, profondi fissi dentro il suo sguardo.
Andrea rimase così qualche attimo, anche se a lui parvero dei minuti.
Occhi fissi negli occhi e dentro di sé un turbamento, quasi che quello
specchio si fosse infranto di colpo in mille pezzi spaventandolo per
l'evento inaspettato.
Si giro lentamente verso quella ragazza, ancora intorpidito da quella
visione e disse:
- Marina se hai fame andiamo a prendere qualcosa in un bar. -
Anche Marna da parte sua era un bel pezzo di figliola, non c'era
maschio che potesse esimere dal seguirla con lo sguardo quando passava
per strada e lo stuolo dei pretendenti che la cingevano d'assedio era
immenso. Dove passava, faceva vittime.
Entrarono nel primo bar che incontrarono nel loro cammino e si
sedettero ad un tavolino appartato in un angolo del locale. Ordinarono
dei tramezzini e qualcosa da bare. Mangiarono e bevvero seduti uno di
fronte all'altra, sempre con gli occhi fissi uno in quelli dell'altro.
- Scemo è tua sorella! -
Continuava a pensare dentro di sé Andrea.
Durante il viaggio di ritorno gli occhi dei due fratelli spesso
scrutarono le forme dell'altro, con un'intensità ed un'ansia ben al di
fuori del normale.
Mentre Marina saliva le scale, gli occhi del fratello rimasero fissi
sul suo sedere che gli ondeggiava davanti.
- Dio che bel culo! -
Pensò, trattenendo a stento l'istinto di allungare le mani
Nei successivi tre giorni Andrea si dedicò molto ai colloqui di lavoro
che aveva in programma, tentando in tal modo di stare il più possibile
lontano da casa, per evitare d'incrociare la sorella, nonché portare
la sua mente su pensieri differenti dal corpo di Marina.
A pranzo e a cena teneva sempre lo sguardo basso e, per togliersi
dalla testa e quell'immagine, aveva telefonato alla sua ex.
Col pretesto del come stai, dopo il solito - Ti vedi con qualcuno? -
l'aveva invitata ad uscire per quel sabato sera.
- Tanto per raccontarcela un po', un pizza in discoteca se ti va e
poi a casa. -
Dopo una settimana di sonni disturbati, di sogni tormentati dalla
presenza della figura di sua sorella, Andrea quel sabato sera sapeva
che finalmente avrebbe potuto distrarsi o almeno così sperava.
Passato a prendere a casa Sabrina s'accorse che, anche se erano
trascorsi 5 anni, lei era esattamente come la ricordava, soprattutto
lo sguardo carico ancora di affetto e dolcezza; dopotutto s'erano
lasciati per modo di dire, nel senso che erano rimasti dell'idea di
ritenersi liberi per evitare che la lontananza portasse cambiamenti al
loro rapporto e che uno dei due poi ne avesse a soffrirne.
All'uscita della pizzeria Sabrina era già con la testa abbandonata
sulla spalla di Andrea e finalmente la figura di Marina sembrava
essere stata cancellata dai suoi pensieri.
In discoteca i due s'erano lasciati andare, inizialmente qualche
bacio, quindi un po' di petting sui divanetti. Fu solo il sentire la
loro canzone a distrarli e richiamarli in pista per i lenti.
Ad un certo punto, nella sequenza delle musiche il DJ selezionò
Careless whisper degli Wham, non era ancora iniziata la parte vocale
di George Michael che, sulle prime note della canzone, dal buio della
sala, emerse inconfondibile la voce di Marina.
- Scusa Sabry, mi presti il fratellone per questo ballo? Sai il mio
ragazzo è a militare e non è divertente ballare i lenti da sola. -
Sabrina ovviamente acconsentì andandosi a sedere su un divanetto.
Andrea la vide scomparire nel buio della sala, ma il suo sguardo
sembrava quello di uno che, caduto in mare, veda la nave su cui era
allontanarsi all'orizzonte, lasciandolo lì abbandonato in mezzo
all'oceano.
Il suo respiro si fece di colpo pesante ed imbarazzato, mentre la
sorella gli cingeva il collo con le braccia. Fece allora un timido
tentativo di scostarsi, ma Marina serrò la presa.
Poteva sentire sul torace il contatto del suo seno ed erano
perfettamente percepibili le punte rigide dei capezzoli.
Andrea era un palo, le braccia lungo i fianchi, immobile ed
insensibile al ritmo della musica.
Marina allora gli prese le braccia portandosele all'attaccatura della
vita.
- Sarai anche un gran atleta, ma sei un pessimo ballerino! -
La realtà dei fatti era che il cazzo gli era diventato duro e voleva
evitare che la sorella notasse il fatto nel peggiore dei modi.
Difatti lei se ne accorse subito e, provocatoriamente, iniziò a
strusciare il suo pube su quel pezzo di carne ormai rigido.
Ora il respiro di entrambi era pesante.
Il ritmo della danza li aveva sciolti, Marina giocherellava con i
capelli di Andrea e le mani di lui erano ormai scese sui glutei di
lei.
Sabrina, ormai lontana, avvolta dal buio, non poteva vederli; anche
perché Marina aveva decisamente puntato verso una colonna posta
all'altra estremità della sala.
Ormai aveva messo il fratello con spalle a quella superficie, non
lasciandogli più spazio per arretrare, cosicché ora poteva strusciarsi
con tutto il corpo. Andrea sentiva il cuore battergli dentro le tempie
e un nodo in gola quasi che il cazzo gli si fosse conficcato sul pomo
d'Adamo tanto era diventato duro.
Finito il ballo, Andrea salutò la sorella staccandosi in maniera
brusca e dopo aver scartato di lato, si diresse con passo veloce verso
Sabrina. Un rapido scambio di parole, alcuni cenni per chiarire ciò
che la musica nuovamente ad alto volume aveva soffocato e i due
uscirono, precipitosamente, dalla sala mano nella mano.
A seguirli lo sguardo soddisfatto e truce di Marina.
Poco fuori dalla sala da ballo, nella radura che costeggiava il
parcheggio, Andrea si fermò all'improvviso.
Afferrata la testa di Sabrina, affondò la sua lingua nella bocca di
lei, ma non con dolcezza, piuttosto con rabbia; quindi, mentre la
stava baciando, estrasse dai pantaloni quel pezzo di carne ancora duro
che anche adesso lo stava tormentando.
Le sue mani cominciarono a spingere inequivocabilmente la testa di
Sabrina verso il basso e il suo respiro era ora un ansimare pesante.
La ragazza si trovò così a tu per tu con quel cazzo incredibilmente
turgido e paonazzo, anelante una giusta risposta a tanta tensione.
Senza fiatare, Sabrina cominciò a lavorare di bocca, senza particolari
problemi o rimostranze per il gesto certo poco raffinato con il quale
Andrea la riportava ad un'intimità che ormai era lontana 5 anni.
Guardò un attimo verso l'alto, quasi a voler ricevere conferma che il
ritmo impresso fosse giusto, ma incrociò solo uno sguardo assente.
Andrea continuava ed essere scosso nella testa e nelle carni dal
continuo agitarsi ossessivo, non solo della figura della sorella, ma
anche di quel sordido piacere che aveva provato nel contatto dei loro
corpi.
Sentendo il cazzo pulsare, Sabrina fece il gesto di scostarsi, ma,
quasi anticipata nell'intenzione, si sentì afferrare con energia i
capelli della nuca, quindi di forza fu costretta a muovere la testa
avanti ed indietro, mentre Andrea muovendo i fianchi la scopava in
bocca.
Un abbondante fiotto di sperma riempì ben presto la bocca di Sabrina.
Col cazzo in bocca oltre a quanto lei avrebbe mai introdotto, non
riuscì ad inghiottire tutto, con il risultato che il liquido cominciò
a fuoriuscirle dalle labbra, macchiandole la maglietta.
La cosa non era piaciuta a Sabrina, che mai era stata trattata da
nessuno come un oggetto; ma Andrea sembrava in preda ad una
possessione.
Il suo cazzo, malgrado avesse eiaculato, non accennava ad allentare lo
stato di erezione.
Fu un attimo quello che passò tra l'esser inginocchiata ai piedi di
Andrea, tentando di dire qualcosa, e il sentirsi sollevare
improvvisamente da terra, quasi fosse una piuma.
Sorpresa da quanto stava accadendo, percepì due mani rapide affondare
sotto la minigonna, frugare tra le mutandine, afferrare dai due lati
la parte centrale delle stesse e, con un solo strattone, aprirle in
due lasciandole scoperti l'ano e la passera.
Quelle due stesse mani le afferrarono con forza i glutei,
spalancandoli.
Medio e indice di entrambe le mani scivolarono fino al forellino
dell'ano e, divaricandosi, lo tennero spalancato.
Sabrina non aveva mai avuto rapporti anali e stava chiaramente
concependo cosa le stava per accadere.
Un cazzo che le parve grosso all'inverosimile e duro come, se non più,
di un pezzo di legno le sfondò all'improvviso lo sfintere.
I tessuti ,che mai fino a quel giorno erano stati violati, dovettero
cedere all'improvviso.
Il dolore, dovuto a quel violento atto di penetrazione, le provocò un
poderoso urlo; ma il suono non fece neanche in tempo ad uscirle dalla
gola. Sbattuta sul cofano di una macchina, con il diaframma compresso
dal peso del corpo di Andrea e una mano sulla bocca, le era già
difficile respirare, figuriamoci gridare.
Per reazione Sabrina, che non poteva gridare e non riusciva a
divincolarsi, cominciò a mordere con vigore la mano di Andrea.
La maglietta, già sporca di sperma ora si stava macchiando di sangue,
come di sangue e sperma cominciavano a rigarsi le sue gambe, perché
Andrea era venuto già due volte e non accennava a fermarsi.
A Sabrina sembrava che quel supplizio non finisse mai, il rumore
ossessivo delle palle di Andrea che sbattevano su i suoi glutei,
mischiato al cigolio degli ammortizzatori della macchina, sul cui
cofano giaceva; quel trave caldo di carne stantuffato con forza avanti
e indietro nelle sue budella, i fiotti altrettanto caldi di sperma che
orgasmo dopo orgasmo le stavano riempiendo l'intestino; vinta dal
dolore, dallo sforzo e dall'umiliazione sentì i propri sensi
lentamente andarsene, perdendo progressivamente coscienza.
Malgrado la palestra, il nuoto e altri sport che Andrea praticava, era
quasi incredibile come riuscisse ormai a scoparsi il corpo esanime di
Sabrina. La reggeva con un solo braccio, mentre l'atro era ancora,
sebbene inutilmente, impegnato a zittire quel corpo privo di sensi.
Ancora più incredibile il numero di volte che eiaculò nel sedere della
ragazza, sempre continuando a scoparla, senza mai togliere la sua
verga dal retto della ragazza e, ancora più misteriosamente, senza mai
subire un calo dello stato di erezione.
Nulla di tutto questo in realtà era in quel momento nei pensieri di
Andrea, c'era spazio solo per il vestito aderente e tigrato che
fasciava il corpo della sorella, per la sensazione percepita dalle sue
dita del solco tra i glutei di lei, per la pressione che capezzoli
rigidi avevano esercitato sul suo torace, per l'alito umido e caldo
che l'aveva colpito sul suo collo, per le labbra morbide della fica
che s'allargavano sotto il vestito al contatto del suo cazzo rigido
dentro i pantaloni, per il desiderio che aveva avuto di scoparsi sua
sorella!
Quando Andrea tornò in sé si ritrovò in uno stato di spossatezza
fisica e mentale incredibile. I muscoli ed i tendini del suo corpo
erano ancora tesi, ma doloranti. La manica della sua camici sporca del
sangue che fuoriusciva dalla mano. Il cazzo, sanguinante, pieno di
lacerazioni. Il corpo di Sabrina privo di sensi sul selciato con il
sedere e le gambe imbrattate di sangue e sperma.
1.02
Era intento a ripulirla nel bagno dell'ufficio dell'azienda di suo
padre, quando il silenzio fu rotto da uno:
- Stronzo! -
Detto con rabbia, tra i singhiozzi di pianto.
Andrea tentò di trovare delle parole di scusa, ma ovviamente non ne
scovò alcuna che potesse giustificare ciò che aveva fatto.
Fu molto dolce e premuroso nel lavarla e Sabrina lo lasciò fare,
irretita dalla paura che quanto aveva subito, all'improvviso potesse
ricominciare.
I suoi vestiti, ripuliti e rammendati alla bene e meglio le furono
fatti indossare, tutto nel silenzio più assoluto.
Le mani di Andrea tremavano nel sfiorarle il corpo, quelle stesse mani
che forti e decise non avevano esitato nel violarla.
Tutta la dolcezza di cui quel ragazzo era sempre stato capace era lì
presente, quasi a sottolineare la distonia con quanto accaduto qualche
ora prima.
Sabrina avrebbe giurato d'essersi sognata tutto se non fosse stato per
le prove tangibile di quanto avvenuto. Dal dolore tremendo che provava
al retto, alle croste di sangue sulla mano di Andrea che ridisegnavano
il suo arco dentario.
Il viaggio verso casa, fu avvolto da un silenzio ancora più
imbarazzante e profondo di quello che aveva contornato l'azione di
pulizia di Andrea, rotto solo dal fragore della portiera della
macchina, che Sabrina aveva sbattuto uscendo dalla vettura.
L'indomani mattina l'umore di Andrea era di un nero profondo più di
quella notte senza luna che aveva appena trascorso.
- Come si sarebbe comportata Sabrina? Lo avrebbe denunciato? -
In cuor suo Andrea era conscio del grave peso di tutte le colpe che
aveva commesso e forse l'unico suo vero desiderio in quel momento era
il poter espiare quanto fatto.
No, non era neanche quello; perché l'espiazione non cancella le azioni
commesse.
L'unico, vero, solo desiderio era quello di poter riavvolgere il
nastro della sua vita fino a sabato sera, per tagliare e poi bruciare
quanto era avvenuto dopo.
- Se potessi farlo riavvolgerei il nastro fino a quella maledetta
mattina a Milano! -
Non aveva chiuso occhio, turbato da una notte di incubi, sogni in cui
Sabrina e Marina si confondevano continuamente, in un'incertezza tra
stato d'incoscienza e tragica realtà vissuta.
Quando Marina entrò in cucina non poté evitare di vedere gli occhi,
torvi e tristi, del fratello; lo sguardo perduto nel vuoto. Anche il
corpo, seduto mollemente sul bordo del caminetto, tradiva il disagio
in cui stava versando.
- Fratellone cos'è che ti turba, hai litigato forse con Sabrina?
Eppure mi sembravate di nuovo così affiatati ieri sera? -
Dicendo questo, Marina s'era seduta in braccio al fratello.
Un attimo dopo il cazzo di Andrea già premeva duro sul sedere della
sorella.
Qualsiasi tentativo di evitare quella reazione era stato vano, il pene
ormai era privo di ogni controllo razionale e, in piena autonomia,
decideva cosa fare.
Questa volta Andrea non si sentì imbarazzato, aveva capito che alla
sorella la cosa piaceva.
Marina cominciò a dondolarsi, lasciando roteare leggermente i fianchi,
in questo modo i suoi glutei si allargavano e stringevano accarezzando
tra i vestiti il nervo rigido del fratello.
Andrea, senza nemmeno rendersene conto, le stava accarezzando il
ginocchio e, lentamente, la sua mano risaliva l'interno coscia per
accarezzarla sempre più su.
Le dita erano orami sull'orlo delle mutande, quando l'ingresso
improvviso della madre interruppe quel silenzioso armeggiare.
Andrea, riportato bruscamente alla realtà, si alzò e si diresse verso
camera sua.
Disse, con tono freddo e distaccato, che doveva sbrigare della
corrispondenza e che lo lasciassero solo.
Dopo aver fatto collazione, comunque, la sorella lo raggiunse.
Come suo solito, Andrea era seduto sul pavimento, spalle all'armadio,
intento a leggere le risposte ai curriculum vitae che aveva inviato.
Marina gli si sedette di fronte, tentando di incrociare gli sguardi,
ma Andrea lo teneva basso sulle lettere che stava esaminando; allora
Marina portò il suo pube a contatto con quello del fratello,
incrociando le gambe di questi con le sue.
L'uccello di Andrea era ancora in stato d'eccitazione, Marina sorrise
soddisfatta.
- Allora cos'è che hai? -
Andrea cominciò a parlare a smozzichi e bocconi della sera prima, di
quello che era accaduto con Sabrina, di come insomma l'aveva posseduta
con la violenza.
Tutto il racconto risultò, seppur frammentato per i silenzi, molto
curato nei particolari, a parte il non accennare alla causa
scatenante: lei, sua sorella!
Il respiro di Andrea s'era fatto pesante, sia per i ricordi, sia per
il cazzo che ormai gli pulsava, prigioniero dentro i blue jeans, ai
limiti dell'eiaculazione.
Marina se ne rendeva conto, per questo lo tormentava con quel continuo
strusciare del suo pube, sebbene anche lei con tutto quel aprirsi e
chiudersi delle labbra aveva ormai le mutande fradice dei propri
umori.
- Senti, senti che maialino è il mio fratellino! -
Marina aveva seguito il racconto con chiara eccitazione.
La maglietta di Andrea nel frattempo s'era infradiciata di sperma,
perché tutto quello strusciare alla fine aveva prodotto le sue logiche
conseguenze.
Per togliersi da quella situazione sgradevole e piacevole allo stesso
tempo, disse alla sorella che andava a farsi una doccia, adducendo
come scusa che doveva uscire. Forse però era vero, aveva bisogno di
prendere una boccata d'aria.
Andrea, per trovare un po' di sollievo e relax, fece una doccia
bollente, anche se in realtà forse aveva bisogno di una doccia fredda.
Ben presto il bagno fu invaso da una nebbia di caldo vapore. Le pareti
di ceramica gocciolavano quasi sudassero in conseguenza di chissà
quale immane fatica.
Fu proprio tra i fumi prodotti dalla doccia, che emerse ad un certo
punto la voce di Marina.
- Andrea sei ancora qui? Fai in fretta perché vorrei farmi anch'io la
doccia, che mi devo cambiare ed andare via. -
La sorella indossava solo un baby doll di tulle verde,
semitrasparente. Era possibile intravedere nella sua completezza: il
suo splendido seno abbondante, le larghe aureole marroni dei
capezzoli; le curve sinuose dei fianchi; il ventre piatto con al
centro l'ombelico; la corta peluria nera ed irsuta del pube; la forma
slanciata delle sue due stupende gambe affusolate.
La risposta di Andrea a quella visione non si fece aspettare.
Preceduto da un pesante ansimare, le fu presto alle spalle e le sue
mani piombarono sui seni, per accarezzarli, stringerli, strizzarli.
Marina percepì chiaramente il pene eretto del fratello contro il suo
corpo e, allorché si voltò, vide solo due poderosi pettorali
estremamente vicini alla sua faccia. Senza scarpe con i tacchi la
differenza di statura tra i due era rilevante.
La nebbia di vapore, il modo improvviso di comparire, li fece sembrare
gli occhi di una creatura della notte. Marina si sentì trasalire,
scossa dalle sensazioni delle mani sul seno, del contatto con il pene
caldo e duro, dall'odore che il petto del fratello emanava. Odore di
maschio. I fenormoni le entravano nelle narici per scendere fino al
suo sesso, facendolo pulsare ed aprire, come fosse un fiore ai primi
raggi di sole dell'alba.
Le mani che sino ad un attimo prima le stringevano i seni, ora erano
scese su i suoi glutei.
Caldo ed umido era giunto il contatto di labbra sul collo; seguito dal
rigido stringere dei denti dediti a piccoli morsi.
Nel mentre, sul ventre, le premeva un'asta di carne calda
all'inverosimile.
Il corpo di Marina reagì istantaneo a tutti quei stimoli, Andrea
poteva percepire il ruvido da pelle d'oca della sorella, il respiro
spezzato dai singulti dell'eccitazione, l'odore degli umori che dal
sesso saliva ora alle sue narici.
La sollevò di peso, fino a portarla sullo stipite della porta e,
sempre tenendola sollevata da terra, fece scivolare le mani da dietro
i glutei fino alle labbra della vagina, gli anulari allargarono di
quel tanto le labbra, quindi, con un colpo deciso, le infilò il cazzo
fino alle palle.
Marina trasalì, mai aveva percepito in sé un sesso maschile tanto
duro, i suoi tessuti interni lo percepivano come un tronco nodoso, le
vene sembravano il prodotto di un'intarsiatura, degli altorilievi
prodotti da mano umana e non dalla natura.
Poteva percepire, attraverso il torace del fratello, il ritmo che il
cuore di questi aveva preso; passato dal lento battito d'atleta a
quello ossessivo dell'eccitazione ed il crocefisso della collana
saltava letteralmente spinto dai battiti del cuore.
Andrea non era cosciente di dov'era, cosa stesse facendo, con chi
fosse. Le pareti della stanza stavano roteando veloci intorno a lui,
nel cervello il battito veloce del cuore a soffocare ogni altro
rumore, fisicamente la sensazione di essere al limite di un infarto.
Stantuffò in lei finché le forze non lo abbandonarono, come un automa,
in maniera meccanica. La testa svuotata da ogni pensiero e il suo
cazzo a gestire finalmente in maniera autonoma il corpo.
La stanchezza cominciò infine ad avere la meglio su di lui e, non
riuscendo più a reggere il peso della sorella, cominciò a scivolare
verso il pavimento.
Era venuto parecchie volte e il cuore dentro la cassa toracica gli
sembrava esplodere, ma il suo pene non ne voleva sapere di allentare
la presa; era sempre duro come un trave ed il cervello, ormai
sconfitto, non riusciva più a prendere il controllo del corpo per
accennare una reazione.
Ormai a terra esanime, ma con il cazzo ancora granitico, si trasformò
da scopatore in scopato, perché sua sorella, in preda ad uno stato di
eccitazione incontrollato, l'aveva cominciato a cavalcare.
Gli orgasmi a turno dei due si susseguirono furiosi ed intensi. Il
respiro pesante di lui attraverso il setto nasale rotto lo faceva
sembrare una locomotiva, mentre i gemiti di lei raggiungevano toni
così acuti da sembrare degli squittii di un delfino.
La cosa incredibile era che nessuno dei due in realtà aveva percezione
cosciente di quanto stava accadendo.
Andrea ormai era stravolto più dal dolore che dalla fatica. Gli pareva
che il cazzo stesse andando in fiamme, arrossato dalla sera
precedente, caldo all'inverosimile, era ormai privo di lubrificazione
per l'incapacità dei tessuti della sorella di produrre muco in
quantità sufficiente a quel prolungato ed intenso rapporto.
In preda alla furia di sua sorella, ormai sentiva gli orgasmi arrivare
sotto forma di puro dolore: delle fitte intense alle gonadi; le quali,
ormai spremute in tutto e per tutto, non avevano più nulla da dare o
secernere.
Anche Marina stava provando dolere e piacere insieme, le pareti
interne della fica prosciugate dai propri umori, parevano essere
diventate di carta vetrata ed il cazzo del fratello una raspa che la
stava alesando la vagina.
Eppure entrambi stavano godendo come mai gli fosse accaduto prima.
Quando Andrea si riprese da quello stato d'invasamento, una profonda
sensazione di frustrazione lo pervase, non gli era mai capitato prima
di quei giorni di perdere sino a quel punto il controllo del proprio
corpo e la cosa non gli piaceva.
Si staccò dalla sorella dandole un bacio sulla guancia, il cazzo
ancora duro, quindi si diresse velocemente nella sua stanza a vestirsi
per poi andare da Sabrina a … scusarsi?
Spiegare cosa, come e perché era successo quel che era successo?
Bhe andare, ci doveva andare… parlare avrebbe dovuto parlare… cosa
avrebbe detto o fatto?
Cosa sarebbe potuto accadere poco gli importava. Ormai, peggio di
così, non poteva andare: aveva violentato la sua ex, s'era appena
scopato sua sorella!
1.03
Spesso si dice che basta un solo tonfo nel fango per distruggere la
gloria relativa a quanto di buono si è fatto nella vita; ma per una
volta, fortunatamente, non era stato così.
Alla rabbia, l'umiliazione ed il dolore della sera prima, Sabrina
aveva sovrapposto gli anni di dolcezza, amore ed affetto che c'era
stato tra loro due e, per prima ,voleva una spiegazione razionale di
quanto accaduto.
Un incubo notturno da scambiare per un sogno, se il dolore delle carni
lacerate non le testimoniasse che s'era trattato di dura realtà; ma,
se a caldo avrebbe desiderato solo vedere Andrea morire tra atroci
sofferenze, adesso, a freddo, voleva capire come era potuto accadere
una cosa simile.
Andrea trovò così orecchie disposte ad ascoltare, non ci fu perdono,
ma perlomeno chiarimento.
Sabrina comprese, capì, ma non perdonò; per cui quello fu praticamente
l'ultima volta che i due si videro o perlomeno si parlarono; per il
resto della loro vita la parola più lunga che scambiarono fu:
- Ciao. -
La sera, quando Andrea rincasò per cena, annunciò alla famiglia che si
sarebbe trasferito; aveva avuto una buona offerta di lavoro a Torino e
già il giorno dopo si sarebbe recato in quella città per trovare casa.
Marina era letteralmente sconvolta, si alzò dal tavolo in silenzio e
se ne andò in camera sua senza tenere compagnia alla resto della
famiglia che guardava la televisione.
- Sai ti è tanto affezionata, gli sei mancato tanto mentre eri in
America! -
Si sentì dire da sua madre.
Nei successivi tre giorni i due fratelli non si scambiarono nemmeno
una parola.
Il Lunedì Andrea partì per Torino, quindi il venerdì sera della
settimana successiva ritornò, salutò i genitori dicendo che non si
fermava a mangiare; andava a giocare a calcio con gli amici.
Rincasò alle 22:30, i suoi non c'erano erano andati al teatro gli
spiegò Marina.
- Hai tutti i capelli bagnati, ti vuoi prendere un malanno? -
Gli prese la mano e lo condusse in bagno, quello stesso bagno in cui
una settimana prima circa avevano avuto il loro primo rapporto; da
allora non s'erano più parlati, né avevano mai accennato a quanto era
accaduto.
Adesso erano uno di fronte all'altra. Andrea seduto sul bordo della
vasca da bagno e Marina in piedi con l'asciugacapelli tra le mani.
Andrea ruppe il silenzio.
- Marina io e te dobbiamo parlare. È accaduto qualcosa per cui non ti
sento più come una sorella. Ti desidero come non ho mai desiderato
nessuna altra donna. Per cui ti prego, non toccarmi, non sfiorarmi,
anzi stammi il più lontano possibile. -
Lo sguardo di Andrea era fisso sul seno della sorella che, coperto dal
corto top nero, spesso debordava quando lei alzava le braccia, facendo
spesso intravedere l'aureola del capezzolo; inoltre i pantaloncini da
ciclista, talmente aderenti da non lasciare spazio alla fantasia per
immaginare cosa celassero, non riuscivano a trattenere al loro interno
l'odore di dona che avrebbero dovuto racchiudere.
I pantaloncini da calcio fecero ben preso trasparire lo stato di
eccitazione di Andrea infatti il glande rosso paonazzo ormai era
fuoriuscito da un lato.
La sorella si sedette in braccio a lui per meglio asciugarli i
capelli.
- Marina ti ho detto ti prego! Non toccarmi, ti prego…-
Automaticamente le sue mani cominciarono ad esplorare il contenuto
degli aderentissimi pantaloni elastici da ciclista.
L'indice della mano destra cominciò a giocherellare con l'interno
dell'ano, ben presto lo seguirono il medio ed l'anulare.
La mano sinistra aveva sollevato il top, scoprendo un seno cosicché il
capezzolo fu presto preda della sua bocca.
Marina rispose con un debole e poco convinto
- No ti prego… -
Quel no non era per nulla una negazione, perché nel frattempo con la
sinistra stava accarezzando gli addominali del fratello che, tesi allo
spasmo, pulsavano ritmicamente ad ogni contatto.
L'asciugacapelli cadde ben presto a terra. Andrea stava mordendo il
collo della sorella, mentre le mani di Marina ormai scivolavano
frugando lungo gli addominali fino allo scroto.
La mano sinistra di lui intenta a carezzarle i seni, la destra con il
pollice nell'ano e medio ed indice a contendersi il clitoride.
Marina si sentì sollevare e riporre sul pavimento, quindi percepì il
tessuto elastico dei pantaloni scivolarle sulle cosce e la bocca del
fratello affondare nel suo sesso.
Restarono così per alcuni minuti lui sdraiato su lei a leccare, e lei
a fare lo stesso con il pene del fratello fuoriuscito dai pantaloni.
Quando tornarono dal bagno trovarono i genitori appena tornati dal
teatro
- Marina devi avere hai uno sbaffo di dentifricio sulla guancia. -
- Grazie mamma lo tolgo subito. -
Il sabato mattina Andrea andò a correre, al ritorno prese da parte la
sorella e sul divano, fissandola negli occhi disse:
- Noi due dobbiamo parlare. Dobbiamo affrontare quello che ci sta
accadendo! -
Marina abbassò lo sguardo senza rispondere.
- Se tu ritieni di poterti lasciare guidare dagli ormoni, fallo pure,
ma non chiedere altrettanto a me. Stammi lontana! Te lo ripeto per
l'ultima volta non toccarmi, non sfiorarmi nemmeno, se non lo farai
allora io resto a Torino e non torno altro in questa casa! -
Per la prima volta Andrea resistette al languido sguardo della
sorella, alle forme invitanti del suo corpo, a quell'inizio di
strusciamento a cui deciso si sottrasse.
- Ti ho detto lasciami in pace!!! -
Il pomeriggio Marina andò a trovare un'amica, mentre Andrea prese la
sua bici da corsa per andare a togliersi i pensieri dalla testa
pedalando.
Sembrava tutto tornato alla normalità.
Passò un mese e mezzo, nel frattempo Marina aveva lasciato il suo
ragazzo ed Andrea era troppo preso dal lavoro per pensare ad altro.
A riportarlo a casa prima del previsto, il matrimonio della cugina,
c'era molto fermento quella mattina in casa, tutti a farsi belli per
la cerimonia.
Andrea entrò in bagno per mettersi il gel ai capelli, ma un odore lo
distolse. Voltatosi in direzione di quell'odore vide le mutandine di
sua sorella, un semplice slip madreperla. Lo afferrò delicatamente
portandoselo alle narici. Erano sporche eppure per lui profumavano,
sentendo arrivare qualcuno se le infilò in tasca.
Verso il termine del pranzo Marina doveva andarsene, stava preparando
l'esame di prescrizione all'università. Suo padre era già sul brillo,
per cui la madre insistette con Andrea perché fosse lui ad
accompagnare la sorella a casa.
Mal volentieri Andrea accettò.
I due non si parlarono per tutto il viaggio di ritorno, ma
all'incrocio della statale con il paese dove abitavano, il gesto di
svoltare permise a Marina di notare le sue mutande nella tasca dei
pantaloni del fratello.
Quando furono a casa Marina disse: - Da quando in qua rubi la
biancheria di tua sorella? -
- Un ricordo da portarmi a Torino. -
- Ti accontenti dei ricordi? La vita non dev'essere fatta di ricordi,
ma di vita vissuta! -
- Io non posso perdere la testa, il controllo, la capacità di
ragionare! Chi ha più buon senso lo deve mettere in atto! La vita non
è una corrente di fiume su cui lasciarsi andare, altrimenti troppo
tardi ti accorgi delle cascate ed è la fine! -
- Io comunque sono qui… e tu lo sai… sono qui ad aspettarti… -
I due rimasero un attimo a fissarsi negli occhi. Marina aveva due
occhi languidi da cui trapelava la frase
- Ti voglio… -
dopo un sospiro pesante e grave di Andrea, il silenzio fu rotto da un
suo
- Fan culo! -
Abbracciò la sorella con forza e la baciò con voluttà e passione.
Malgrado tutto il sesso che tra i due c'era già stato, non s'erano mai
baciati nella bocca.
Baciarsi, far scorrere la lingua di uno su quella dell'altro era ormai
l'attestare uno stato di fatto, l'acconsentire da parte di entrambi a
quella innaturale relazione.
Abbassate quindi le mutande fino alle ginocchia e posatala al muro di
casa, Andrea possedette nuovamente la sorella, lì tra il giardino e la
base delle rampa di scale.
1.04
Per Andrea arrivarono le ferie. Non solo i fine settimana, ma tutti i
giorni a casa.
Durante tutti i pranzi e le cene i piedi di Marina si divertirono a
tormentarono in tutti i modi il cazzo del fratello, il quale mangiava
senza fiatare, con lo sguardo sempre basso sul piatto.
Marina aveva smesso di vestirsi con la minigonna, ora portava sempre
gonne plissettate lunghe fino al ginocchio. Queste le permettevano il
vantaggio di non portava più le mutande.
Suo padre fraintendendo invece le aveva detto:
- Finalmente mia figlia si veste come una brava ragazza e non come una
puttana di strada! -
Con questo stratagemma ormai si divertiva a sbattere il proprio sesso
in faccia al fratello, oppure, mentre la madre lavava i piatti,
montare in braccio al fratello e scoparlo, coperti dalla gonna.
Per Andrea era un sogno ed un incubo allo stesso tempo. Ormai viveva
in perenne stato di erezione, per cui anche lui aveva smesso
d'indossare l'intimo. Era passato dai pantaloni a cerniera a quelli
con i bottoni perché le lampo gli segavano l'uccello.
La possibilità d'essere scoperta aveva messo Marina in uno stato di
continua fregola e non perdeva momento per approfittare di ogni
situazione particolare per baciarsi con il fratello, fargli un
pompino, masturbarlo con le mani o con i piedi.
Andrea stava perdendo chili su chili, a un minimo di sette rapporti al
giorno, ormai solo la muscolatura riempiva il suo corpo, al suo metro
e ottanta di statura la bilancia assegnava ormai una sessantina di
chili.
Alla fine di quella settimana anche suo padre sarebbe andato in ferie
e tutta la famiglia sarebbe partita per Jesolo a trascorrere le
vacanze estive.
Marina ne approfittò per invitare anche Simona, la sua amica del
cuore, tra le altre cose cugina di Sabrina.
Simona dal tempo delle medie era innamorata di Andrea, anche se non
aveva mai avuto il coraggio non solo di dirlo, ma persino di farlo
trapelare con gesti o parole; s'era sempre accontentata o di andare a
fare i compiti dall'amica o andare a trovare la cugina pur di poterlo
vedere.
Proprio perché sapeva tutto questo Marina la sera prima della partenza
aveva invitato l'amica a dormire a casa loro, così da partire da lì
insieme a loro la mattina presto.
La sera Simona, Marina e Andrea andarono in sala da pranzo a vedere
Giochi senza frontiere, li sul divano di fronte alla televisione ad un
certo punto Marina si mise in braccio al fratello, sicura che il
cazzo, se già non lo era, sarebbe ben presto divenuto duro. Quindi
estratto dalla patta con un rapido gesto se lo infilo dentro la fica.
A Simona parve un po' strano tutto quell'agitarsi di Marina per la
squadra italiana, Giochi senza frontiere non le era mai piaciuto
molto.
Al termine della serata Andrea era psicologicamente e fisicamente
spossato. L'insano meccanismo che s'era instaurato lo portava ad avere
stati di erezione prolungati.
L'avere trascorso l'intera serata con l'uccello duro dentro la passera
della sorella, seduto affianco a Simona senza poter dar pieno sfogo ai
suoi desideri l'aveva ridotto ad uno zombie.
Fu facile a quel punto per Marina dominare il fratello ed obbligarlo a
soddisfare ogni richiesta.
Simona s'era assopita e Marina pretese di essere scopata sul divano
con l'amica lì presente, eccitata dal rischio che questa si
svegliasse.
Andrea quella sera era ormai completamente in balia della sorella,
anche perché questa aveva preso il possesso del suo corpo, bastava
ormai anche solo il nome Marina a fargli diventare duro il cazzo e
dovevano trascorrere parecchie ore prima che questo tornasse allo
stato di riposo.
Comunque, tutto il desiderio che durante la sera gli era cresciuto
dentro, ebbe finalmente lo sfogo desiderato. Andrea scopò la sorella
non solo sul divano, ma anche sul tavolino, sul pavimento, posato al
muro o agli stipiti della porta. Persino quando notò l'occhio
socchiuso di Simona non smise, neanche fosse giunta la fine del mondo
avrebbe smesso.
Il giorno seguente partirono tutti per Jesolo, durante il viaggio
Marina cominciò a giocare sporco, sedendosi sulla mano del fratello,
ovviamente senza mutande. Questi le titillò il clitoride. Face sedere
Simona in braccio ad Andrea, con l'assoluta certezza che l'amica
avrebbe sentito il contatto dell'uccello duro del fratello.
- Dai Sabry, dovresti sapere che Andrea è libero e disponibile. Non lo
trovi un bel ragazzo? Non dirmi che non te lo faresti? Guarda se non
fosse mio fratello me lo farei anch'io, anzi quasi… quasi me lo farei
lo stesso! -
Lo disse ridendo, anche i genitori risero, l'unico che non si divertì
alla battuta fu Andrea.
- Cos'hai t'è rimasto qualcosa sulla lingua che non riesci a sputare,
qualcosa che mi riguarda? Lo sai con me ti tocca mangiartela! -
Marina si divertiva a giocare con i doppi sensi.
Simona fece buon viso a cattivo gioco. Anzi pensava d'essere lei la
ragione dello stato d'erezione di Andrea, senza sapere invece che
stava per entrare in un gioco a tre più grande di lei.
1.05
Marina fino dalle medie aveva dominato caratterialmente l'amica ed ora
aveva strani progetti su di lei.
L'incesto era stato solo il primo gradino di una rampa a scendere che
la ragazza stava ormai cominciando a percorrere.
Giunti a Jesolo disse all'amica:
- Dai datti da fare, mio fratello ha definitivamente rotto con tua
cugina, se sfrutti bene la vacanza per farti avanti torni fidanzata
con Andrea. Ti assicuro io che non è indifferente al suo fascino. -
Simona ingenuamente raccontò che infatti durante il viaggio lo aveva
sentito particolarmente eccitato per il fatto di averla in braccio e
che a lei la cosa non era dispiaciuta.
Marina decise che quella sera si doveva andare al cinema. Il film non
era gran ché: Poltergaist II, ma la sala era buia ed era questo quel
che importava.
Simona nei piani avrebbe dovuto prendere dolcemente la mano di Andrea
e stringendola romanticamente. Così avvenne, quindi attirato lo
sguardo di lui lo baciò delicatamente sulle labbra, senza lingua.
Andrea rispose al suo bacio.
Simona intenta a scambiare queste effusioni sentì chiaramente la mano
di Marina infilarsi tra le sue cosce.
Letteralmente interdetta lasciò che l'amica cominciasse a masturbarla.
Fortunatamente il buio celò la vampa di rossore provocata dall'orgasmo
ricevuto in conseguenza di tanto lavorare.
Durante la pausa tra primo e secondo tempo Marina approfittò per
cambiare di posto e mettersi sull'altro fianco del fratello.
Le luci avevano evidenziato il rosso paonazzo del volto di Simona.
Come le luci si abbassarono Andrea riprese a baciare Simona,
accompagnando questa volta le labbra con le mani ,che presero ad
accarezzare i piccolo seni ed esplorare sotto la minigonna.
Era la prima volta che Simona si concedeva così apertamente ad un
ragazzo, ma Andrea era sempre stato l'uomo dei suoi sogni. La lingua
di Andrea roteava a sussulti, perché nel frattempo Marina gli aveva
estratto il pene dai pantaloni per masturbarlo.
Quel che stava accadendo la eccitava da morire, al punto che non esitò
ad inghiottire tutto il frutto delle sue fatiche. Anzi, quasi a voler
manifestare al fratello quanto avvenuto, anche se questi ben lo doveva
sapere, gli girò un attimo la testa per baciarlo e scambiare con lui
il sapore del suo stesso seme.
Simona non si accorse di nulla anche perché ormai era troppo presa dal
lavoro delle mani di Andrea intorno al suo clitoride e, con il capo
reclino verso l'alto e le labbra serrate, era concentrata a trattenere
i gemiti.
Al termine del film il trio tornò verso la darsena dov'era ancorata la
loro barca, bacio sulla bocca della buona notte a Simona e sulla
guancia a Marina, poi tutti a letto.
Alle due di notte Marina si recò nella cuccetta del fratello, quindi
lo portò verso la cuccetta dell'amica facendo segno di tacere e non
far rumore. Entrati, si fermarono di fronte al letto di Simona.
Marina, dopo averla scoperta per esibirne il corpo nudo al fratello,
cominciò ad accarezzarle il pube, questa ebbe una reazione istintiva e
cominciò a mormorare
- Andreeea… -
Marina fece una sommessa risata.
Estratto l'uccello del fratello dai boxer cominciò a baciarlo,
leccarlo e succhiarlo fino a portarlo all'orgasmo e, sentendo che il
fratello stava per venire, diresse il fiottto sul corpo di Simona. Il
pube ed il ventre di Simona ben presto furono pieni di schizzi
biancastri di sperma.
Marina a questo punto si adagiò ai piedi del letto e, aprendo
lentamente le gambe di Simona per avere accesso alla passera, cominciò
a ripulire l'amica leccandola.
In quella posizione, il culo di Marina, ancora inviolato, era una
delle meraviglie della natura e vederselo agitarsi così sotto il naso.
In balia della propria nerchia eretta, impose al cervello di Andrea un
solo comando, fare a Marina quello che lei, sino a quel momento, non
aveva ancora permesso ad alcuno.
Il gesto fu rapido e risoluto. Marina, prigioniera del suo stesso
gioco, dovette solo subire. I primi affondi furono difficoltosi, ma
man mano che le spinte procedevano l'uccello di Andrea affondava
sempre più nel non più vergine forellino della sorella.
Questa nuova entrata, ben più stretta ed aderente della solita, fece
venire Andrea molto presto. Oltre al calore prodotto dal liquido
Marina se ne accorse per il sommesso grugnito d'orgasmo.
Mantenendo la rigidità del pene, Andrea riprese l'attività di
penetrazione, con affondi lunghi e lenti.
Simona travolta da un sogno fatto di realtà ansimava nel sonno,
gemendo degli orgasmi che la lingua di Marina le produceva. Marina
stessa, stravolta dall'eccitazione di quel che stava accadendo, pareva
godere di quel cazzo dentro al culo come mai la fica le aveva
concesso, tanto è vero che dalla passera ormai gocciolava
abbondantemente. Andrea ne approfittò per lubrificare l'uccello con
qualche affondo anche nella vagina, ma per quella sera solo il culo
della sorella sarebbe stato fonte di godimento.
Andrea inoltre s'era accorto che il sentire l'uccello vibrare e
percepire il caldo del fiotto dentro sé provocava a Marina uno stato
di orgasmo incredibile ed inverosimile.
Rimasero così a lungo, Simona dormiente, Marina ginocchioni sul letto,
abbandonata solo alle sensazioni che l'essere penetrata dietro le
procurava ed Andrea ad aprire sempre più il culo della sorella,
attendendo solo che il suo uccello decidesse di averne avuto
abbastanza per quella sera e mollasse la presa.
Quel rito d'iniziazione terminò solo dopo due ore, quando una tremenda
fitta alle gonadi aveva riportato alla realtà Andrea.
Estrasse il cazzo ancora incredibilmente duro, producendo il rumore di
una bottiglia stappata e rientrò verso la sua cuccetta, lasciando
Marina reclinata sul letto con l'ano ,vistosamente deformato, che
colava abbondantemente lo sperma che lui le aveva riversato dentro.
Con lo sguardo fisso sul suo pene ancora incredibilmente eretto
sussurrò:
- Sono malato... devo essere malato nel cervello... e tu porca vacca
dagli un taglio e smettila d'essere sempre eccitato! -
Ormai Andrea aveva uno sdoppiamento di personalità e parlava al suo
uccello quasi fosse una persona, vinto da quanto questi lo costringeva
a fare pur di placare il proprio stato d'ansia.
Che qualche sommesso meccanismo degenere si fosse innescato nel suo
cervello era certo, quel che gli accadeva a livello fisico era a dir
poco anomalo.
Anche il solo trovarsi sottovento la sorella e percepirne l'odore lo
portava a prolungati ed ossessivi stati di erezione. Fu per tale
ragione che decise nei successivi giorni di stare fisso a prua, in
modo da non poter annusare l'odore della sorella.
Quel che lui non sapeva era che anche i propri fenormoni scatenavano
ed innescavano lo stesso meccanismo nella sorella.
Le note di Nell'aria, di Marcella Bella erano infatti divenute l'inno
di Marina, che anche in quel momento le stava intonando.
Non erano ancora al largo che le labbra di Marina sfiorarono il suo
collo.
- Mi hai abbandonato senza neanche salutarmi ieri notte, cattivone di
un fratello! -
- Avevo i coglioni che mi facevano male! Cosa credi che sia una
macchina. -
- Ooooh, povere le palline del mio fratello! - e dicendo questo Marina
prese a massaggiargli lo scroto.
- Ti prego lasciami in pace!! - furono le parole di Andrea
- Smettila di dirmi lasciami in pace, quasi fossi io, mi basta
annusarti per sentirmi la passerina in fiamme, ho bisogno di essere
scopata, adesso, qui, ti prego! Non resisto, mi sto toccando da un
quarto d'ora, ma non mi basta. -
Marina esibì le conseguenze del suo stato di eccitazione, la sua
passera enormemente dilatata, le labbra aperte come le ali di una
farfalla e la mucosa rosso acceso, quasi i tessuti fossero infiammati.
A quel punto preso dall'esasperazione di non aver alcun controllo sul
proprio pene, colpito dalle parole e da quanto esibito della sorella,
Andrea si tuffo in acqua raggiungendo la riva a nuoto.
Acqua fredda ecco di cosa aveva bisogno.
Giunto a riva si rivolse al cielo:
- E tu lì che ci stai a fare? Cosa ho fatto di male per meritarmi
questo? -
1.06
Si distese sulla sabbia calda, lasciandosi crogiolare dai caldi raggi
del sole, mentre le onde gli accarezzavano ritmicamente le gambe.
Fu il contatto umido con le carnose labbra di Simona a ridestarlo.
- Ecco dov'eri andato a finire! Sapessi da quanto ti cerchiamo, ma che
t'ha preso! Ti rendi conto di quanto lontana era la riva e se ti
prendeva un malore? -
Andrea e Simona trascorse il pomeriggio insieme ed Andrea scoprì una
Simona nuova, non più timida, ma maliziosa al punto giusto.
La spiaggia in cui i due si trovavano era praticamente deserta, fatta
eccezione per una coppia di anziani nessun altro la occupava. Fu
l'ideale pretesto per fare il bagno nudi con tutto quel che ne poteva
conseguire.
Simona era ancora vergine e Andrea, anche perché non poteva prendere
precauzione, le portò rispetto, ma tutto quello che poterono fare
sotto forma di palpeggiamenti, toccamenti e leccate li vide
protagonisti per quella mattina. Parecchie volte il glande di Andrea
andò a sfiorare ed accennare la penetrazione tra le labbra della fica
di Simona. La cosa li stava eccitando da matti.
Per una mattina, una fuggevole mattina, il pensiero di Marina
abbandonò il cervello di Andrea, questo fino a quando la sua voce
irritata non venne a disturbarli.
Marina sembrava incazzata nera.
- Simona ma non ti vergogni! Mi racconti che vuoi arrivare in bianco
all'altare e poi ti metti a scopare con mio fratello davanti a tutti!
E tu che dovresti aver più buon senso, non ti rendi conto che da riva
s'intuiva benissimo cosa stavate facendo? L'uomo razionale, quello che
mantiene sempre il controllo… ma controllati il cazzo! -
Il sorriso e la gioia scherzosa che avevano contraddistinto il volto
di Simona quella mattina scomparvero improvvisi.
- Scusa Simona non ce l'ho con te, ma con quel disgraziato di mio
fratello. Adesso vado a scambiare quattro parole con quel porco!"
I due si allontanarono verso il bosco che la macchia mediterranea
aveva prodotto tra le dune. Tra l'alta vegetazione, al riparo da occhi
indiscreti, Marina estrasse il pene del fratello dal costume, questo
al solo contatto epidermico con la mano s'era indurito. Andrea era già
stato assalito dal desiderio ed era allo spasmo per la tensione e
l'ansia di vedere soddisfatta la richieste di quel pezzo di carne. La
sorella cominciò a massaggiargli le palle e leccargli il glande,
quindi sentendo che l'asta cominciava a vibrare tra le sue mani Marina
s'interruppe.
- Ricordati che sei mio e solo mio! Decido io quando e con chi ti
divido! Hai capito? -
- Ti prego continua… -
- Hai capito! -
- Siiii, ma continua ti pregooo… -
- No Andrea è stato cattivo! Mettiti in ginocchio e chiedi scusa! -
Andrea obbedì
- Scusa. -
Marina si sfilò il cordone che reggeva sui fianchi lo slip del bikini
e disse
- Non basta, Andrea è stato cattivo. Si molto cattivo. Lui voleva
scopare, ma non con me… -
Quindi afferrata la testa del fratello per i capelli della nuca ne
diresse la bocca sulla fica.
- Andrea adesso si fa perdonare… -
Le mani affondate nei glutei della sorella, Andrea cominciò a leccare
le protuberanze del sesso della sorella che, tenendogli ferma la testa
per i capelli, cominciò a scuoterlo verso sé quasi a scoparselo, tanto
che il naso ormai sbatteva violentemente sull'osso pelvico.
Andrea si sentiva frustrato dalla situazione, con il pene eretto,
bisognoso di sfogo, si sentiva usato; ma alla fine arrivò anche per
lui il momento.
- Alzati sei perdonato… ma da oggi farai con Simona solo quello che ti
dirò io. -
Andrea si alzo, sempre con il cazzo duro, ma quando accennò a
masturbarsi per trovare quiete a quello stato, la sorella disse.
- Ti ho detto che è mio, quindi ci penso io! -
Accolta la verga del fratello tra i seni cominciò a farli scorrere su
e giù. Andrea che non chiedeva altro cominciò a sua volta a muovere i
fianchi.
Le notevoli dimensioni del pene di Andrea le consentirono di prenderne
in bocca la punta, così da accogliere prontamente il copioso fiotto
che derivò da tanta eccitazione.
Marina lo serbò tutto, senza inghiottirlo, per restituirlo con un
lungo bacio al suo proprietario.
Quel gesto rinnovò l'eccitazione in Andrea che, accostata la sorella
ad un tamericio, cominciò a scoparsela con rabbia e vigore.
Quando i due ricomparvero Simona li accolse torva .
- Credevo ve ne foste andati! Ma vi rendete conto quanto tempo siete
restati a parlare? -
- Stai zitta tu troia!! - la rimbrottò Marina - questa sera con te
facciamo i conti… -
2.01I
Quella sera i genitori di Andrea e Marina erano andati al cinema.
Andrea si recò alle 20:30 nella cuccetta delle ragazze, come Marina
gli aveva detto.
Qui trovò Simona, polsi e caviglie legate con dei collant,
completamente nuda, distesa sul letto e con il sedere arrossato da
evidenti segni di cinghiate.
Marina chiamò a sé il fratello, ne abbasso i boxer esibendo davanti
alla faccia di Simona il pene in erezione.
- Volevi questo? Ma lo sai che non è tuo! -
Simona era irretita.
- Cosa volevi fargli, forse questo? -
Marina aprì la bocca ingoiando gran parte del cazzo. Quindi diede due
poderosi affondi a cui fecero seguito altrettanti soffocati grugniti
del fratello.
- Si… -
rispose Simona.
- E invece no, perché cosa ci puoi fare lo decido io… ed ora decido
che Simona paga pegno… -
Afferratala per i lunghi capelli, Marina le portò il pube davanti alla
faccia, costringendola a leccargli la fica.
- Ecco cosa puoi leccare se ne hai voglia. Si continua così. Brava
Simona vedo che sai come devi pagare pegno. -
- Si Simona e buona.. Simona è brava… Simona è obbediente… -
- Dunque c'era sempre stato un rapporto di dominazione tra le due.!-"
pensò il fratello in uno stato misto tra disgusto ed eccitazione,
anche se con il passare del tempo era l'eccitazione ad aumentare ed il
disgusto a scomparire.
- Lo vedi come'è bello grosso e duro il cazzo di mio fratello… ti
piace vero? -
- Siiii…. -
- Forse volevi anche fare questo. - disse Marina a Simona infilandosi
l'uccello nella fica.
- Noo… quello no. -
- Ma che brava ragazza, vuole arrivare vergine al matrimonio! Ma
allora forse volevi fare questo! - ed estratto il cazzo dalla fica se
lo era infilato nel culo.
- Sii… quello sii! -
- Ma allora sei una gran porca, volevi che mio fratello ti rompesse il
culo? -
- Siii… -
- Andrea, da bravo, dai la ricompensa a Simona… rompigli il culo! -
Il fratello un po' perché era irretito dalla situazione, un po' perché
la cosa non gli andava di farlo in quel modo, esitò.
Andrea ho detto rompergli il culo! Altrimenti Marina ti fa soffrire,
te lo lascia tutto il giorno duro e poi vediamo come te la cavi! - e
dicendo questo gli mostrò un paio di mutandine unte del suo umore
strofinandogliele sul naso.
- Ti piace l'odore di fica di tua sorella! -
dicendo questo gli afferrò le palle a fargli male.
-Sii..-
Andrea si cosparse due dita di saliva e incominciò ad umettare ed
aprire l'ano della ragazza.
- No caro mio, Simona è stata cattiva, nonla devi scopare, le devi
rompere il culo! -
Detto questo estrasse il flauto dolce delle superiori.
- Con questo glielo devi rompere, hai capito? -
Andrea infilo il flauto nel sedere della ragazza, che emise un gemito.
- Come non sei contenta, mio fratello ti ha rotto il culo come volevi.
-
Marina a questo punto si mise alla pecorina, con il suo sesso davanti
al naso dell'amica.
- Bene Simona volevi succhiare lo sperma di mio fratello, adesso te lo
lascerò fare… tu vieni qui e scopami! -
I due fratelli cominciarono quindi a scopare sopra la faccia di
Simona, che cominciò a leccarne sessi in maniera frenetica, sempre con
il flauto infilato dentro al culo.
I coli di seme e di liquido vaginale che uscivano sembravano essere
miele da come Simona li leccava e deglutiva. Marina ora stava leccando
la fica dell'amica, muovendole il flauto conficcato nel sedere, con
Simona che si dimenava per quanto l'essere legata le consentisse.
Andrea era di un eccitato unico, stravolto nel cervello da tutto
quell'ansimare, mugolare e agitarsi di corpi. Non si fermò neanche di
fronte alle fitte ai coglioni, al dolore del cazzo in stato di
prolungata ed anomala erezione, proseguì fino a che le forze lo
sostennero, ovvero fino a quando, dopo un giramento di testa, con la
sensazione che il cuore gli stesse scoppiando nel torace, svenne.
Finirono così Marina stremata sul corpo di Simona e suo fratello
svenuto su di lei, con il cazzo ancora duro infilato nella sua vagina.
Ripresasi dalla spossatezza, al termine della serata, Marina afferrò
la faccia di Simona e con un
- Brava… sei stata brava.. Domani avrai il premio che ti spetta. -
affondò la propria lingua nella bocca dell'amica, che contraccambiò
con passione e un
- Grazie. -
2.02
L'indomani mattina Andrea scoprì qual era il premio, si svegliò con un
bacio in bocca di sua sorella e la frase
- Simona la collazione è pronta… -
Marina tolse il lenzuolo che ricopriva il corpo nudo del fratello.
Andrea ebbe solo un attimo per intravedere Simona attaccata al suo
cazzo, perché la vista fu oscurata dalla fica della sorella, messa in
bella mostra davanti al suo naso
Simona era intenta a succhiarlo come una forsennata, costretta a
superare in quel modo l'ansia e la voglia di essere chiavata,
desiderio represso che le era inibito dalla ferrea volontà di arrivare
vergine al matrimonio.
- Andrea c'è la collazione anche per te, da bravo mangia che ti fa
bene… -
Non ce n'era bisogno, l'odore, quell'odore era bastato a far perdere
ad Andrea cognizione del luogo e del tempo, cancellare ogni pensiero
per lasciar spazio ad un pensiero solo.
I tre andarono avanti così per un po' poi Marina disse a Simona di
mettersi al suo posto, ma con il sedere rivolto al fratello, Andrea si
ritrovò così a leccare la fica di Simona e percepire chiaramente la
vagina di sua sorella intorno al cazzo. Simona e Marina nel frattempo
si scambiavano baci e succhiate di tette.
Marina si toglieva solo poco prima di ogni eiaculazione, per lasciare
a Simona il privilegio di suggere il liquido seminale.
Ad interromperli fu la voce della loro madre
- Ragazzi la collazione è pronta! -
Il pomeriggio Marina portò tutti in un cinema a luci rosse. Simona si
andò a sedere vicino ad uno spettatore Andrea e Marina poco più in là.
Fatto il buio in sala la mano dello spettatore era scivolata tra le
cosce di Simona, la quale, docilmente aveva allargato le gambe.
Nel frattempo scorrevano le prime immagini le prime immagini, ma la
vera eccitazione ai due fratelli veniva da quanto accadeva poco di
fianco a loro.
Era chiaro che lo sconosciuto doveva aver estratto l'uccello dalla
patta, perché Simona, reclinata su un fianco, aveva tutta l'aria
d'essere impegnata in un pompino.
Marina s'era alzata e collocata di fronte al fratello, puntellandosi
con l'addome sulla poltroncina di fronte.
Andrea dopo qualche bacio ai glutei della sorella, s'era alzato a
l'aveva penetrata nel culo.
Marina rimase così, la testa reclinata in direzione dell'amica, ad
osservare la testa di questa che oscillava su e giù ritmicamente..
Al termine del suo lavoretto Simona si voltò verso i due, scambiando
con Marina il sapore di quello sconosciuto; quindi i tre andarono
verso il fondo della sala.
Simona posate le mani al muro, sporse il sedere e sollevò la gonna;
Andrea si avvicinò e cominciò a farle il sedere. Marina si mise di
lato, li guardava fissi toccandosi la fica, quasi ipnotizzata da quel
pistone di carne che entrava ed usciva.
Fu in quel momento che Andrea si ricordò di lui e Sabrina sul divano,
che stavano scopando alla pecorina, quanti anni avrà avuto… diciotto?
Il rumore della porta a vetri dietro di lui, l'immagine riflessa di
una bambina sul vetro, sua sorella, quanti anni dodici, tredici?
La voce di Sabrina sconvolta dall'orgasmo e l'immagine di quella
ragazzina che si sfiorava con una mano quell'accenno di seno e con
l'altro cercava tra gli slip con ansia qualcosa. Quell'immagine lui
l'aveva rimossa, ma ora riaffiorava dai suoi ricordi.
Altre volte poi aveva avuto l'impressione di essere osservato durante
i suoi rapporti con Sabrina. Gli venne in mente quella volta assopito
davanti alla televisione, quel bacio così diverso da quelli di
Sabrina, l'aver aperto gli occhi e il no aver trovato nessuno.
In quel momento gli si stava ad aprire un mondo di nuove congetture.
Si voltò verso la sorella, uno sconosciuto le stava carezzando il seno
e, dal tipo di movimento, probabilmente la stava pure scopando da
dietro.
Simona sentendo che dietro il movimento s'era arrestato, stava ora
ripulendo il cazzo di Andrea, mentre lui era preso da questi lontani
ricordi, Marina sempre lì davanti a loro che si toccava ed era
toccata, mentre lo sconosciuto la stava penetrando.
Altri ricordi riaffioravano in Andrea, lui che cercava la sorella per
assicurarsi che in casa non ci fosse nessuno ed infine la trovava
nella sua stanza, nuda con le gambe aperte che si masturbava… lui che
rimaneva lì a guardarla… e a sua volta si masturbava alla vista di
quella fichetta ancora senza peli, aperta come un fiorellino, rossa e
purpurea come una rosa.
I sogni… riapparvero anche tutti i sogni che la notte aveva fatto e
la mattina la mente aveva rimosso, quelle mattine che si svegliava
bagnato, con il cazzo duro che sembrava non volersi abbassare, quei
sogni di sesso con quella ragazza dai capelli neri, che non poteva
essere la sua bionda Sabrina. Quella volta che aveva svegliato tutti
gridando -Nooo! - a squarciagola, risvegliandosi tra un bagno di
sudori ed uno stato di agitazione; quella volta non era Simona la
ragazzina nel sogno, era sua sorella!
2.03
Il giorno dopo Andrea prese la macchina e si diresse verso casa.
Si diresse subito verso la stanza della sorella.
In cassetto trovò una scatola di scarpe, dentro delle polaroid e sulle
polaroid le immagini di lui e Sabrina che stavano facendo l'amore.
Ecco le foto davanti alle quali la sorella adolescente si masturbava.
Cercò i diari e alla fine li trovò.
Fatti saltare i lucchetti, li lesse attentamente. Tutti i pensieri ed
i sogni più segreti di Marina affiorarono dagli abissi dei ricordi. Le
verità nascoste stavano emergendo a galla come bolle d'aria, liberate
da una bottiglia sommersa.
Andrea così scoprì che dai dodici anni Marina aveva cominciato a
covare quest'insana attrazione nei suoi confronti.
Sogni, desideri mai soddisfatti ed ansia l'avevano negli anni
accresciuta.
I primi rapporti con i coetanei e le relative delusioni.
L'illuminazione ricevuta quella volta che, nascosta dietro la siepe,
aveva sorpreso il fratello con la sua ragazza, e, mentre era a carponi
con le mutandine abbassate per toccarsi, il loro cane l'aveva montata.
Quella volta aveva percepito un piacere mai provato prima, legato
all'immaginario che sostituiva sé stessa a Sabrina e Andrea al cane.
Ecco sul diario di quest'anno una lite con Marco, il ragazzo con cui
era insieme in quel periodo, perché durante l'orgasmo aveva mormorato
il nome di Andrea e Marco voleva sapere chi fosse costui.
Il sentimento di compassione iniziale, comincio a trasformarsi in
rabbia.
Dal diario emergeva un piano premeditato per spingere il fratello
verso l'incesto e la farse:
- 5 anni sono tanti, hai lasciato una bambina, ma ora ritrovi una
donna,. So fino a che punto gli uomini ormai bramano il mio corpo ed
userò ogni parte della mia persona per avere finalmente l'unico uomo
che ho sempre desiderato. Questa volta cederai, oh se cederai! -
Una trappola, una stupidissima trappola, ecco cosa le aveva teso!
Un attimo di riflessione e la rabbia svanì.
Quale trappola? Forse che lui non era rimasto altrettanto eccitato di
fronte al corpo acerbo della sorella? non l'aveva altrettanto sognata
e nei suoi sogni posseduta?
Adesso leggeva i ricordi più recenti; gli venne da ridere a rileggere
di quella volta che mentre strusciava il glande sulle labbra della
vagina della sorella, sdraiati entrambi sul divano avevano suonato
alla porta, Marina era corsa a vedere chi fossa, temendo potesse
entrare all'improvviso e lui s'era ritrovato a girare per casa con il
cazzo duro nella vana ricerca di qualcosa che lo tenesse lubrificato,
perché si la pelle gli si stava seccando e preso dalla disperazione
era ricorso all'olio d'oliva. La sorella al ritorno l'aveva deriso,
suggerendogli di metterci anche un po' di sale e pepe, che così
l'avrebbe gradito meglio… e lui l'aveva fatto!
C'era anche raccontato di quella volta che un gruppo di ciclisti li
aveva incrociati sull'argine, con lei in braccio al fratello che stava
ondeggiando ed i ciclisti che avevano gridato:
- Cosa aspetti a scoparla, non vedi che sta morendo dalla voglia? -
e lei aveva risposto:
- Non ti preoccupare lo sta già facendo! -
Infine lesse una frase, di una lucidità incredibile:
- … perché ho scoperto che il sesso non è tra i genitali, non esistono
zone erogene, è tutto e solo nel cervello. É lì che diventiamo frigidi
oppure ci eccitiamo fino all'orgasmo anche per atti che non lo
prevederebbero. Non è forse per quello che sappiamo che ci aspetta,
che spesso proviamo in anticipo il piacere addivenire? Non è forse per
questa ragione, particolarmente ed inspiegabilmente eccitante l'atto
della semplice penetrazione? -
Quella frase era vera, tutto l'orrore e il disgusto per quello che
facevano gli piombava addosso come un macigno solo a mente fredda, ma
nel vissuto era eccitazione violenta.
Quello che lui stesso provava fisicamente: lo stato di erezione
prolungata ed inspiegabile, non aveva forse spiegazione in qualche
recondito antro del cervello?
Lì dove sogni, ricordi, traumi e desideri si univano a formare il
subconscio.
Lì dove la nostra parte più vicina a dio confina con l'abisso più nero
e profondo dell'inferno, dove dolore e piacere sono separati da una
sinapsi, dove a far la differenza tra bene e male lo decide l'impulso
di un.
Gli venne in mente l'ultimo anno di liceo, i giorni di primavera in
cui si alzava in stato d'erezione e, annusando l'aria, sentiva uno
strano odore, un profumo che percepiva ma non capiva, per cui
motteggiando Apocalipse Now diceva:
- Mi piace quest'odore, sa… sa di vittoria! -
Era lampante doveva andare in terapia, anzi dovevano andare tutti e
due… no tutti e tre in terapia, per interrompere quell'ingranaggio
che, ormai messo in moto, poteva solo dilaniarli; ma prima avrebbe
dovuto scrutare dentro sé stesso e capire!
2.04
Andrea telefonò a Jesolo, inventando una scusa. Raccontò che gli amici
lo avevano invitato alle Maldive e che sarebbe partito quel giorno
stesso.
Provò a frequentare qualche prostituta, per vedere se provava le
medesime facendolo in maniera strano, provando strane deviazione,
oltrepassando i limiti nel gioco sadomaso.
Alla fine delle ferie tornò a Torino, affondando i pensieri nel lavoro
e non rispondendo agli squilli del telefono.
Lì a Torino frequentò altre donne (parecchie a dire il vero, alcune
anche sposate), riuscendo a riportare a dimensioni più naturali il
rapporto sessuale.
Si fece la nomea di uno facile e, gradevole d'aspetto com'era, le
donne gli s'infilavano letteralmente nel letto da sole.
I weekend avvolto dalle sue tutine elastiche, nei giri in bici che
faceva, aveva ormai concepito parecchi e differenti itinerari, che
passavano di fronte alle case di amiche e colleghe di lavoro.
Lo chiamava il suo biathlon, ciclismo e sesso.
A riportarlo a casa, dopo più di un anno, fu l'invito al matrimonio di
Simona.
Non passò per casa, si diresse direttamente in chiesa e solo al pranzo
s'incontrò nuovamente con la sorella. Al suo fianco la sposa.
- Simona sei bellissima! -
- Grazie. Anche tu non sei male… e come sta l'amico Fritz!-
Gli rispose ridendo, mentre lo palpava sui genitali.
- L'amico sta bene ed è sempre in gran forma! -
- Non baci la sposa? -
Li interruppe Marina, innescando situazioni che il cervello di Andrea
aveva rimosso.
Fece per accostarsi alla guancia di Simona, ma Marina lo interruppe
- Non qui e non così! -
Portò i due fuori nel giardinetto del ristorante e disse:
- Tra voi due voglio vedere un bacio vero! -
Simona ubbidiente pose subito la sua bocca su quella di Andrea. I due
si scambiarono un bacio molto caldo ed appassionato, quasi fossero
amanti; ma nuovamente la voce di Marina li rimbrottò.
- Un po' poco per quello che c'è stato tra voi due, Simona non sei una
padrona di casa molto ospitale! -
Andrea rimase irretito ed eccitato nel vedere Simona, nel vestito
bianco da sposa, piegarsi in ginocchio, abbassargli la lampo ed
estrarre il cazzo per cominciare a succhiarlo. Erano bastati pochi
attimi per riportarlo sull'orlo del baratro da cui pensava d'essere
uscito.
- Ingoia tutto mi raccomando, altrimenti ti sporcherai il vestito! -
Dicendo questo Marina prese la mano del fratello.
- Senti, sono già tutta bagnata. Non ho perduto l'abitudine di non
indossare le mutandine… -
Finito il suo compito, Simona tornò dal marito e dagli invitati, non
prima di aver scambiato con Marina il gusto di seme del fratello.
Andrea era in evidente stato di eccitazione, pantaloni alle ginocchia
e cazzo eretto.
Marina lo condusse verso il ricovero degli attrezzi. Qui, seduta su
una balla di fieno, spalancò le gambe, mostrando la sua rosellina
rossa aperta e bagnata, anche lei era molto eccitata.
- L'antipasto per te oggi è a base di carne… serviti! -
Andrea affondò la bocca su quella mucosa umida, ricavandone un immenso
piacere, quasi le parti fossero invertite. Subendo un'ulteriore
sconfitta sul piano della forza di volontà.
Dentro il cervello… dentro il cervello quel sapore era il più buon
sapore avesse mai gustato in vita sua, ci sarebbe voluto morire
attaccato alla fica di sua sorella, eppure poteva essere quel sapore
tanto differente da quello di altre vagine?
I gridolini degli orgasmi di sua sorella, simile a quello dei delfini
in festa, i seni morbidi da strizzare o tra i quali fare scivolare il
proprio cazzo, i grandi capezzoli scuri da mordicchiare o da sentirli
rigidi puntati addosso al proprio petto, i glutei ben torniti e sodi
da accarezzare, tra i quali era delizioso far affondare il cazzo; li
in quel cerchio brunito del muscolo anulare del retto, le labbra
morbide e carnose da baciare, da accarezzare e dentro le quali
spegnere le ansie di tensione del proprio uccello; quella lingua che a
lui pareva velluto con la quale giocare ora con un dito, ora con la
sua lingua o sulla quale far scivolare il suo pene.
Ci furono orgasmi suo orgasmi, suoi e di sua sorella, e questi erano
fonte e innesco di ulteriore eccitazione ed ulteriori orgasmi. Quanti
erano? non se ne poteva tenere il conto e poiché il cazzo restava duro
e la voglia era tanta, immensa più di un mare, più grande dello stesso
oceano, l'unica cosa era andare avanti.
Nella testa, nella testa… Marina aveva ragione, come spiegare
altrimenti lo stato così vicino all'orgasmo che il semplice contatto
provocava ai due, non avevano avuto forse orgasmi semplicemente
stusciandosi.
Lui stesso non era venuto al semplice dondolarsi della sorella con la
fica sulla pelle della sulla sua gamba? Semplicemente per il tipo di
contatto e la visione dell'orgasmo che tanto stuzzicare aveva
provocato a Marina?
Gli venne in mente che una volta a Marina era bastato semplicemente
tamburellare sui suoi coglioni per farlo venire, tanta era
l'eccitazione del momento. Uno stato autoinnescante degenere che
trascinava i due in un ingordigia di sesso e che s'arrestava solo per
le fitte alle gonadi che alla fine prendevano Andrea, o per lo stress
da prolungata erezione che lo schiantava fisicamente con un improvviso
calo di pressione ed il conseguente svenimento.
Solo nel tardo pomeriggio Andrea e Marina riapparvero tra i convitati,
ma nella confusione generale nessuno o forse solo una se ne era
accorta. Nei due un'aria radiosa.
Nei giorni successivi un pacco giunse a Torino, etichettato un caro
ricordo di matrimonio, dentro, inconfondibili per l'odore, un paio di
mutandine usate di Marina che avvolgevano dei confetti ed un
bigliettino recante la scritta - ti voglio, sarò a Torino venerdì
sera. -
Alle 19:30 il campanello di casa suonò. Inconfondibile la voce di
Marina disse:
- C'è nessuno? -
Andrea aprì la porta. Di fronte a lui, avvolta solamente in un
soprabito azzurro, la sorella.
La porta si richiuse dietro le spalle di Marina e rimase chiusa fino
alla sera di domenica.
La storia si ripeté per circa due mesi, poi arrivò un biglietto:
- Questo fine settimana vieni tu a Milano. Ti ho preparato una
sorpresa… -
2.05
Alla stazione di Milano Andrea trovò la sorella con una compagna di
studi dell'università, Cristina, una bella figliola bionda, occhi
azzurri, tutte le cose al posto giusto.
- Cristina ti ha visto nelle foto ed era molto ansiosa di conoscerti.
-
Le due ridevano e Cristina, sapendo d'essere ascoltata aveva detto:
- È pure meglio che nelle foto! -
- …e che non te le ho fatte vedere tutte le sue foto, altrimenti… -
La sera andarono a mangiare ad un ristorante e ai tre si aggiunse
Francesco, il ragazzo di Marina (almeno così lei lo presentò).
Poi il quartetto andò a casa di Francesco. Cristina era molto alla
mano e non perse tempo con tanti preliminari portato Andrea sul divano
era già rimasta in gonna e reggiseno, in cucina Francesco si stava
altrettanto dando da fare con sua sorella.
Intravedeva Francesco di spalle la testa tra i seni di Marina con lei
seduta sul tavolo della cucina. I due fratelli si fissavano occhi
negli occhi. Francesco si calò i pantaloni e le mutande quindi
cominciò chiaramente a possedere Marina, altrettanto fece Andrea con
Cristina seguendo il medesimo ritmo. I due fratelli restarono così a
fissarsi negli occhi, a possedersi mentalmente, mentre stavano
scopando con un'altra persona.
Dopo qualche minuto Francesco era venuto, mentre Andrea prigioniero di
quel meccanismo che gli lasciava duro il cazzo stava continuando a
spingere dentro, Cristina sempre fisso negli occhi della sorella.
Cristina era letteralmente travolta da quel toro che pareva volerla
montare all'infinito. Se Francesco s'era dimostrato uno scattista,
Andrea pareva un maratoneta.
Ad un certo punto Andrea, con l'aria un po' annoiata, estrasse la
verga ancora dura e si diresse verso il bagno, lo inseguirono le
parole:
- Ma che fai, te ne vai? -
Marina lo seguì per accertarsi di cosa stesse accadendo e poté a sua
volta solo percepire la frase detta da Cristina
- Cristo tuo fratello è un'amante favoloso, dovrebbe darsi ai film
porno con quel trave che si ritrova fra le gambe! -
Andrea in bagno si stava masturbando nel tentativo di sbloccare
l'erezione.
- Cosa fai sciocco, lo sai che a quello ci posso porre rimedio solo
io! -
Marina chiuse la porta e si collocò sul lavandino e qui finalmente
Andrea trovò pace per il suo pene.
I due scoparono tenendo l'asciugamano tra i denti per non emettere
rumori.
Tornati in sala Francesco stava offrendo da bere a Cristina, la quale
si precipitò da Andrea a dargli il suo numero di telefono.
- Se sei a Milano chiamami quando vuoi, puoi venire anche direttamente
nel mio appartamento. -
Ridendo aggiunse
- Adesso che hai il mio numero di telefono, mi puoi chiam… vare quando
vuoi -
Sempre ridendo si rivolse all'amica
- Sapessi Marina cosa ti perdi, peccato che è tuo fratello, perché
questo è una vera macchina da sesso è incredibile non gli si ammoscia
mai, è quasi disumano! Senza offesa Francesco… -
Marina si strinse tra le spalle quasi a dire:
- … che ci posso fare è mio fratello, non vorrai mica che me lo scopi?
-
A fine serata Andrea accompagno Marina a casa dai genitori, i due
dormirono, si fa per dire insieme, e solo alle 5 della mattina Marina
tornò nella sua stanza.
3.01
Quel sabato mattina Andrea fu svegliato da un frenetico abbaiare,
avvolto il lenzuolo in vita si affacciò al balcone. La causa di tutto
quel baccano un pastore tedesco.
- Non è niente è Pongo, Peggy è in calore e lui ha le fumane! -
Gli disse il padre dal giardino.
- Come lo capisco! -
Pensò tra sé Andrea, che già percepiva nell'aria l'odore della
sorella, pagandone le conseguenze con un'erezione.
Durante la colazione la madre infatti chiese:
- Andrea hai dei problemi? Ti sei agitato nel letto tutta la notte! -
- No niente, il caldo. -
- Oggi andiamo da mia sorella. Portiamo Peggy dagli zii, finche il
periodo dell'estro finisce, altrimenti Pongo tenta di montarsi pure le
gambe dei tavoli! -
Marina ne approfittò per invitare Simona.
Qualche ora più tardi Marina chiese ad Andrea di spogliarsi e mettersi
seduto sulla poltroncina della scrivania.
Poco dopo la sorella ricomparve e al suo fianco, tenuta al guinzaglio,
a quattro zampe, Simona.
- Dai Simo fai le feste al padrone. -
Portò Simona fino alle cosce del fratello, quindi questa cominciò a
leccargli il cazzo come fosse un cane.
- Poverina, vedi è in calore la cagna! -
Andrea rimase a guardare Marina che armeggiava con un panno umido
sulla fica dell'amica, per poi scomparire.
Un attimo dopo, inconfondibile, giunse il trotto di un cane che
risaliva le scale. Era Pongo, naso all'aria, puntò subito su Simona,
montandola con grande foga.
Andrea rimase un attimo interdetto.
- Non ti preoccupare la Simo è abituata e anche Pongo. Sai le bestie
devono pur dar sfogo in qualche modo al loro istinto. -
Simona era ora immobile con la lingua fuori, quasi fosse realmente una
cagna in calore e Pongo, sopra la sua schiena continuava a montarla,
pure lui ansimante con la lingua a penzoloni.
- Dai Simona mostra al padrone cosa sai fare. Mostra quale cagna in
calore sei! -
Pongo era ancora eccitato, a mantenerlo così lo staccio, che
probabilmente conteneva gli umori di Peggy.
In un certo senso Andrea comprendeva cosa provasse a livello fisico
quel cane, tormentato dall'odore di donna della sorella, stava
soffrendo le pene dell'inferno con quel cazzo teso e duro e quella
voglia di fottere, che si sarebbe accontentato, nel senso contrario,
anche di una cagna!
Simona rivolgeva ora la faccia verso Pongo, il quale istintivamente
cominciò a volerla montare nella bocca.
- Guarda che la nostra Simo ha la passera ancora calda. Non vorrai che
alla nostra cagnetta gli si freddi la fichetta? -
La mano di Marina scivolò sul ventre del fratello afferrandone il
cazzo.
- Dai che stai morendo dalla voglia di scopare! -
Andrea lo infilò nella fica ancora imbrattata dello sperma del cane.
- Baciami e chiavala! -
Andrea ubbidì, sapendo bene che a quello stato di eccitazione solo
Marina avrebbe potuto porre termine.
Pongo se ne era andato ed il suo posto lo aveva preso Marina, che si
stava facendo mangiare la fica dall'amica.
Andrea venne e aggiunse il suo seme a quello del cane, estrasse quindi
il cazzo; pensando che finalmente avrebbe chiavato la sorella, ponendo
così fine allo stato ansia ed erezione, ma la sorella lo fermò.
- Non vorrai mica lasciare la Simo così sporca, dai puliscila ben bene
con la tua lingua.
Andrea cominciò quindi a leccare il corpo di Simona, ripulendolo di
quanto lui ed il cane le avevano spalmato addosso.
Tutto sotto lo sguardo attento della sorella che li guardava e si
toccava.
Finito il servizio, con il cazzo sempre in quella posizione di
ossessiva erezione, Andrea fece per andare dalla sorella, ma ancora
una vota fu interrotto.
- No tu aspetta, Simo vieni dalla padrona, ho la fica in fiamme. Su
lecca la padrona. -
Simona sempre a quattro zampe si diresse verso il sesso dell'amica, ma
come le fu di fronte Marina cominciò a pisciarle in faccia.
- Andrea, guarda la Simo è ancora sporca, devi pulirla. -
Andrea comincio quindi di nuovo a leccare Simona, esasperato ed
eccitato, comincio a baciarla, un sapore di saliva e piscio investì la
sua lingua.
Non potendone più fece per infilare nuovamente il cazzo nella fica di
Simona, ma una cinghiata sui coglioni lo fece arrestare.
- Guarda questi cagnacci in calore… non è così che si fa. -
Simona aveva capito subito e s'era messa su due zampe, con la lingua
fuori, mentre per Andrea ci volle un'altra cinghiata sui coglioni.
- Bravi ed ubbidienti i miei cani. -
Simona si mise a quattro zampe ed Andrea cominciò a montarla come
Pongo aveva fatto poco prima.
- Dai datevi da fare, che così fate razza… chissà che bei bastardi
nasceranno. -
I due ansimavano, la lingua a penzoloni di lato.
Quindi rivolta al fratello Marina disse
- Mi desideri vero, ce l'hai duro solo per me e solo io posso levarti
questo stato vero?-
- Siiiii! Sei una troia! -
- Zitto! I cani non parlano! -
Un schiocco di cinghia segnò l'ennesima frustata sui coglioni, che
riprese a fare il cane.
- Mi desideri vero, ce l'hai duro solo per me e solo io posso levarti
questo stato vero?-
- Arrf, bau! Arf arff! -
- Non so se sarei disposta a farmi scopare da un cane… -
- Bauuu, bau! Arf arff! -
- Dici che dovrei provare? -
- Bau, bau! Bau, bau!! -
Fu in quel momento, a quella precisa risposta, che Marina estrasse il
panno di umori di Peggy per strofinarselo sulla fica.
Non ci volle molto, Pongo comparve di nuovo al trotto nella stanza,
attirato in maniera irresistibile da quell'odore.
Annusò un attimo perplesso la vagina della ragazza, quasi ad
accertarsi che da lì provenisse quell'odore, quindi prese a montarla.
- Sapessi com'è grosso e com'è duro! Si mi piace… dio come mi piace! -
L'eccitazione di Andrea continuava a salire e, malgrado sfogasse la
sua desiderio negli affondi su Simona, l'ansia dentro sé cresceva
assieme al voglia e la rabbia.
La sorella, lì di fronte a lui, montata dal cane, gemeva oscenamente,
sapendo benissimo cosa provasse il fratello a quella visione.
Le gonadi erano ormai prese da terribili fitte ed il cazzo sempre duro
gli provocava un dolore immenso. Simona era devastata dai numerosi
orgasmi che quell'incredibile trave conficcato avanti e indietro nella
passera di lei gli provocava.
Pongo aveva già finito.
Marina disse al fratello di staccarsi.
Il cazzo del fratello era ancora in erezione, rosso per lo stato di
eccitazione e per l'irritazione dei tessuti.
Gli occhi di lui in lacrime per il dolore che quello stato gli
provocava.
Marina prese la testa del fratello tra le mani e strofinò la fica
imbrattata di sperma sul naso del fratello.
- Lo senti l'odore della mia passerina? è questa che il tuo cazzo
vuole? ma ancora molto il tuo uccello deve volare, prima che il nido
lui possa trovare!-
e con un brusco gesto allontanò il fratello dal proprio sesso.
- Dai Simo vieni a pulire la fichetta della padrona. -
Andrea fece il gesto di alzarsi, ma una cinghiata sulla faccia lo
fermò.
- Fermo cagnaccio cattivo, devi ancora aspettare il tuo turno! -
Stette n po' lì fermo in quello stato di erezione parossistica, con la
visione di Simona che si toccava e leccava la fica della sorella.
Quindi, malgrado il dolore, alla ricerca di chissà quale forma di
soddisfazione che lo acquietasse, penetro nel sedere Simona.
- Simo puoi andare a cuccia, lasciaci pure soli. Questo cane e proprio
in calore ed ha bisogno della cagna giusta che lo faccia sfogare! -
Simona a quattro zampe uscì dalla stanza.
Marina fece altrettanto in direzione del fratello. Girandogli intorno.
Leccandogli il viso. Buttandosi a pancia all'aria e rotolandosi sul
tappeto.
Quindi gli esibì sotto il naso la vagina, ansimando con la lingua
buttata di lato.
Andrea la monto, la montò da cane, ansimando con la lingua di lato,
spingendo gli affondi in maniera rapida ed ossessiva come fosse un
cane.
Il piacere maggiore per lui fu quello di sentire le fibre del pene
finalmente rilassarsi.
La sorella si alzò dirigendosi verso un angolo, un click rivelò la
presenza di una cinepresa.
Marina tornò giocherellando con una videocassetta,
- Adesso e solo adesso sarò veramente tua... -
Detto questo infilò il nastro nel videoregistratore e premette il
tasto play.
Andrea, eccitato nuovamente, ma incapace fisicamente di porre
soddisfazione a quello stato di tensione, strappò le calze
autoreggenti della sorella e con quelle la incaprettò.
Polsi e caviglie legate insieme dietro la schiena, mise la sorella sul
tavolino di fronte al televisore, cominciando a chiavarla con la
bocca. Quando sentì tornare lo stato di erezione, la voltò iniziando a
scoparla in bocca. Un fiotto di seme e sangue raggiunse la gola di
Marina.
Si sentì sollevare e girare verso la televisione.
Le scene di quanto accaduto prima scorrevano sullo schermo. Marina
sentì una mano del fratello penetrare il suo sesso iniziando a
scoparla, quindi la stessa cosa cominciò a fare l'altra mano violando
il suo sedere.
Era la rivincita di Andrea, con il cazzo che ormai gli s'era
afflosciato irrimediabilmente, la stava con le braccia.
Al termine di quella inizializzazione, ancora ansioso di scoparla, ma
non più in grado fisicamente di farlo, prese la sorella e, come fosse
una borsa, la gettò sul suo letto, abbandonandola lì.
Tornò solo alcuni minuti più tardi, quando la slegò Marina disse:
- Grazie. -
Ma neanche il tempo di riprendersi, che il fratello l'aveva di nuovo
legata e bendata.
Altri rumori si aggiunsero nella stanza, un cazzo anonimo s'infilò
nella sua bocca, due mani la stavano sollevando e qualcuno si stava
mettendo sotto di lei.
Un cazzo di dimensioni molto inferiori a quelle del fratello entrò da
dietro.
Un terzo iniziò a scivolarle nella fica.
Altre mani e lingue le sfioravano e succhiavano il seno.
Marina riconobbe almeno una decina di cazzi diversi entrare nella sua
bocca, almeno sei erano venuti tra le sue labbra, mentre due le
avevano pisciato, comunque lei aveva inghiottito tutto.
Ogni tanto la voce del fratello diceva:
- Non temere io sono qui. -
Una alla volta le persone se ne andarono. In quella giornata aveva
avuto anche due cazzi contemporaneamente nella fica e le mandibole le
dolevano da quanti pompini aveva dovuto fare.
Ci fu un attimo di silenzio, quindi poté distintamente riconoscere
l'uccello del fratello dentro la sua bocca. Non aveva ben presente in
che posizione lei si trovasse, priva di forze, veniva strattonata
avanti e indietro dal fratello su quel pistone di cane, questo fino a
quando il fratello venne. Rimase ancora qualche attimo dentro la bocca
della sorella, quindi pisciò, lei comunque inghiottì tutto.
Percepì un bavaglio sulla sua bocca (forse una delle sue calze),
quindi si sentì sollevare e porre dentro l'armadio. Più tardi distinse
la voce dei genitori e suo fratello che diceva:
- Marina? No non c'è, è andata a Milano. -
Passò la notte, se notte era, così legata ed imbavagliata dentro
l'armadio del fratello.
Non sapeva che ora fosse, di sicuro mattina, perché i galli avevano
cantato. Gli si spalancarono le porte dell'armadio. Suo fratello la
prese, la girò, infilò il cazzo duro nel culo e ci pisciò dentro,
quindi richiuse nuovamente l'armadio.
Quel liquido caldo dentro l'intestino e tutto quel che aveva mandato
giù il giorno prima le provocarono un attacco di diarrea, e si ritrovo
insudiciata delle proprie feci.
Qualche ora più tardi le ante dell'armadio si riaprirono.
- Cristo che schifo! -
Furono le parole del fratello, sollevò la sorella posandola nella
vasca da bagno, quindi lasciandola legata aprì l'acqua ed andò a
pulire l'armadio.
Tornò dopo un po', ripulì la sorella con cura, in particolare le
strofinò con delicatezza la passera, passandole della crema
emolliente.
Marina sollecitata in quel modo venne, Andrea se ne accorse, estrasse
quindi l'uccello e liberata la bocca della sorella si fece fare un
pompino, rimase ancora un attimo in bocca, quindi nuovamente pisciò.
Così bella e pulita, nuovamente imbavagliata, Andrea ripose nuovamente
la sorella nell'armadio.
Qualche ora più tardi Andrea tornò, la sollevò di peso, quindi la
caricò nel portabagagli della macchina.
Marina sentì il motore accendersi, passarono alcune decine di minuti,
quindi la macchina si fermò.
La voce del fratello che diceva:
- I soldi ce li avete? Bene! Mi raccomando ho detto solo nel culo il
primo che sgarra gli spezzo le ossa. -
Frasi in un Italiano stentato seguirono questo deciso pronunciamento.
Il baule della macchina si aprì, Marina si sentì sollevare dalle
braccia del fratello e riporre sul cofano ancora caldo della macchina.
Numerosi anonimi cazzi cominciarono a fotterle il culo e l'odore di
pelle straniera le arrivava alle narici: slavi, africani, asiatici.
Tutti però dotati di preservativo. Questa volta non avrebbe avuto
l'intestino riempito di sperma.
Ormai il cofano della macchina era diventato freddo e l'aria umida,
segno che doveva essere tramontato il sole. Non c'era più alcun
rumore, bendata ed imbavagliata Marina ebbe per un attimo il timore di
essere stata lasciata così, facile preda di qualunque estraneo.
Ad un tratto sentì il rumore di passi sulla ghiaia, tutto quel
silenzio esaltava ora ogni minimo rumore, chi era?
Non ci volle molto a scoprirlo, quando si sentì penetrare nella
passera riconobbe il fratello, una ventata di alito caldo sul collo le
porto le parole.
- Ti amo Marina, ti amo da impazzire. -
Andrea venne dentro di lei, quindi la slegò, la sbendò e la sbavagliò.
Marina guardo intensamente il fratello negli occhi e disse:
- Ti amo Andrea, ti amo da impazzire! -
I due scoparono per un'altra mezz'ora.
3.02
Andrea riportò la sorella a Milano.
Scendendo le scale incrociò Cristina, la quale si fece subito avanti,
invitando il ragazzo a bere qualcosa.
Andrea accettò di buona lena, Cristina aveva la macchina proprio sotto
casa e convinse Andrea che era inutile andare via con due auto.
In macchina la situazione trovò Andrea un po' imbarazzato, perché
Cristina approfittava, tra un cambio di marcia e l'altro, per
allungare la mano ad accarezzare il suo interno coscia.
Al bar i due presero qualcosa da bere e Cristina si fece raccontare
qualcosa sugli Stati Uniti e l'esperienza lì vissuta da Andrea.
Questi, ad un certo punto, ricordò che l'indomani mattina sarebbe
dovuto andare a lavorare e che cominciava ad essere tardi.
Che Cristina avrebbe volutamente allargato la strada era già in
programma, come era logico che la macchina si sarebbe fermata
accostando in un luogo isolato.
Andrea non aveva nessuna voglia di scopare, ma dire di avere il mal di
testa non pareva una buona scusa, così lasciò che Cristina facesse il
suo.
Le mani di lei frugarono nei pantaloni di lui fino ad estrarre
l'oggetto del suo desiderio.
- Accidenti ma te lo sei pulito con la carta vetrata per ridurlo in
questo stato? -
Andrea fece un sorriso di circostanza.
La ragazza cominciò quindi a succhiare e la macchina si riempi di quel
rumore, al che Andrea decise che forse era meglio accendere
l'autoradio, tanto per fare ambiente.
Malgrado tutti gli sforzi di Cristina non succedeva nulla.
- Guarda forse è meglio che per questa sera non facciamo niente,
avresti gonfiato un gommone con tutto quel fiato. -
Cristina, di umore nerissimo, lo accompagnò verso la sua auto ed
Andrea, mentre chiudeva la portiera, poté distintamente percepire:
- Finocchio e impotente! -
Non era preoccupato, dopotutto a tutti capita di fare cilecca, pensò:
- É molto più grave lo stato di erezione perdurante che mi provoca mia
sorella! -
Ecco basto il pensiero e la patta dei pantaloni all'improvviso divenne
gonfia.
Andrea sorrise.
- È un incubo! -
L'indomani dal lavoro prenotò una serie di sedute per andare in
terapia.
Ad ogni seduta scavava sempre più profondamente dentro di sé.
Essere stato sempre un ragazzo molto maturo, non avere mai violato le
regole del quieto vivere, non aver vissuto un'adolescenza di
trasgressione, aveva lasciato in lui un'ombra oscura relativa alla
figura autoritaria del padre e, facendo leva su questo, Marina aveva
ormai instaurato un rapporto di dominazione.
Il venerdì successivo Andrea era deciso a sapere di più di sua sorella
e prima che questa tornasse da Milano cominciò a sfogliare con
attenzione tutti i suoi diari.
Scoprì quindi come la sorella fosse stata colpita dalle dimensioni del
pene del fratello, dal senso di soddisfazione del volto di Sabrina
mentre facevano l'amore e come, le sue prime esperienze con i ragazzi,
l'avevano delusa. Le confidenze con l'amica, tutte e due a sbirciare
il fratello con Sabrina, nell'intento di sorpenderli a scopare.
I primi toccamenti reciproci e le prime lesbicate. Lo scambiarsi i
ragazzi al buio.
A fermare quell'intensa lettura fu la sorella
- Brutto spione! Come ti permetti. -
Marina saltò addosso al fratello per strappargli il diario e tra i due
iniziò una furente lotta, ben presto vinta da Andrea, che aveva
bloccato la sorella sul letto. Lo stato di eccitazione dei due era
ovviamente alto. Marina si lasciò andare ed Andrea mollò la presa.
- Cattivo! -
Disse lei con un frignare da bambina. Un attimo dopo il rumore dei
bottoni dei blue jeans di Andrea le risposero.
Quando ebbero finito Marina disse che il sabato mattina sarebbe andata
con l'amica a fare delle spese, se lui gentilmente poteva
accompagnarle al centro commerciale.
L'indomani i tre si diressero al centro commerciale, girando tra i
vari reparti. Nel reparto abbigliamento le due ragazze vollero andare
a provarsi alcuni capi. Con un pretesto quindi Marina attirò Andrea
nel camerino,
Qui Simona, con il sedere ben sollevato, esibiva la sua passerina.
Marina, da dietro le spalle sbottonò la patta al fratello e ne
estrasse l'uccello, sapendo benissimo di come questo avrebbe reagito
al suo tocco.
Piazzandosi dietro il fratello, gli calò i pantaloni alle ginocchia,
facendogli poi penetrare Simona.
Andrea sentì dietro la sorella manovrare, un attimo dopo qualcosa di
freddo e duro lo penetrava da dietro. Marina con il suo fallo
artificiale cominciò a spingere con il bacino: stava scopandosi il
fratello nel sedere e, di conseguenza, con il cazzo che ne seguiva i
movimenti, l'amica.
Era incredibile il piacere che provava Marina nel compiere quel gesto
in un atto di pura masturbazione mentale. Anche Andrea eccitato
all'inverosimile da quella sensazione, pur non essendo certamente
omosessuale, provava uno strano piacere.
Si voltò verso la sorella scambiandogli un appassionato bacio.
- Ti amo, ti amo da impazzire. -
La cosa aveva a tal punto eccitato Andrea che, una volta accompagnata
Simona a casa, portò la sorella a cena fuori, quindi all'uscita del
ristorante andarono in cerca di un travestito. Questa volta le cose
furono diverse, e ci volle un bel po' di parole e denaro per
convincere il viados.
Andrea mise sul cofano della macchina la sorella, sopra di lei
quell'essere effemminato, quindi penetrò con forza l'ano del
travestito. Questi ebbe una, seppur misera, erezione, tanto bastava
per infilargli l'uccello dentro la fica della sorella, al resto
avrebbe pensato la natura.
Andrea s'aggrappò ai due seni di silicone intento a possedere quella
mezza donna, mentre Marina, s'aggrappava ai fianchi intenta a farsi
scopare da quel mezzo uomo.
Ben presto il cazzo del trans tuttavia s'afflosciò per cui Marina ne
spinse la faccia lì dove prima aveva il cazzo, sperando che almeno la
lingua avesse maggiore resistenza. Andarono avanti così un altro po',
infine Andrea si stacco dal sedere del travestito per dar finalmente
soddisfazione alla sorella.
3.03
Il pomeriggio della domenica i due lo passarono a Milano.
Prima organizzarono un'orgia con degli amici. Buio totale e sotto a
chi tocca.
C'era anche Cristina. Andrea gli dimostro subito di quanto si fosse
sbagliata la sera precedente, aprendogli il culo in una maniera
incredibile, inoltre, perversione nella perversione, utilizzando un
anello di costrizione regalatogli dalla sorella, aveva trattenuto gli
orgasmi per scatenare un'eiaculazione disumana nella bocca della
ragazza.
Quindi Andrea e Marina avevano lasciato l'appartamento, per
rifuggiarsi nell'ascensore, che arrestato tra due piani divenne sede
dei loro più depravati giochi erotici.
Quando tornarono nell'appartamento, obbligarono gli altri a fare le
bestie del circo e loro erano i domatori.
Gli esercizi ai quali costrinsero gli amici, permisero di dar sfogo
alla loro più sfrenata fantasia.
Nel pomeriggio, andati via gli amici, Marina ed Andrea si divertirono
a scopare senza toccarsi.
Andrea sdraiato sotto al tavolino di vetro vedeva Marina che lo
cavalcava senza però poterla toccare e la frustrazione che provava gli
rendeva duro all'inverosimile il cazzo.
La sera riguardarono il filmato che all'insaputa degli amici avevano
girato, a dire il vero a metà del filmato avevano ripreso a scopare e
persero tutto il resto del filmato.
- Andrea… -
- Si? -
- Ma è vero che vendi i nostri filmati? -
- Può essere, perché -
3.04
La settimana successiva Marina telefonò al fratello dicendogli di
prendere il treno per Venezia. Il fratello andò alla stazione all'ora
che la sorella aveva detto,
Trovò una cuccetta prenotata a suo nome, a Milano lo raggiunse la
sorella.
- Mettiti in ginocchio! -
Andrea ubbidì. La sorella gli fece posare la testa sulla cuccetta,
quindi gli legò le mani, fissò le due caviglie in modo che non potesse
muovere le gambe e lo imbavaglio. La cosa al dire il vero lo stava già
eccitando da matti ed il pene gli era diventato duro.
Marina gli diede un bacio sullo scroto, quindi un'altra persona entrò
nel vagone.
Simona, pensò Andrea. Non era Simona, Andrea se ne accorse quando
sentì un cazzo entrare nel suo sfintere. Marina ora era seduta di
fronte a lui e si toccava oscenamente sotto la gonna, mentre dietro di
lui sentiva le spinte di quello sconosciuto.
Le lacrime cominciarono a scorrere sul viso di Andrea, affranto
dall'umiliazione che stava subendo.
Non era da lui, uomo tutto d'un pezzo piangere, ma sentirsi invade le
viscere dal seme caldo di quell'estraneo era una prova troppo grande
per lui.
Similmente ebbe un sensazione di sollievo quando sentì il suo ano
liberato da quell'invasione, nonché benessere nell'udire il rumore
della cerniera che si chiudeva.
Marina salutò l'estraneo, ma questi non rispose, quindi la porta si
chiuse.
Andrea era sempre ginocchioni, legato ed imbavagliato.
Marina s'inginocchiò dietro di lui e cominciò a leccargli il forellino
del sedere, a ripulirlo ben bene da quanto ora fuoriusciva e continuò
a leccare anche quando le viscere di Andrea rimestate da
quell'intrusione, trasudarono le proprie sostanze.
Marina tolse il bavaglio al fratello, che aveva rigurgitato oppresso
dal senso di soffocamento del bavaglio stesso e nonostante questo, o
proprio per questo lo baciò.
- Slegami! -
-No… -
Rispose la sorella, sollevandolo per le ascelle.
Ora era praticamente seduto, le gambe spalancate ai fianchi,
ginocchioni con il cazzo eretto.
Sua sorella s'era tolta la maglietta liberando i seni. I capezzoli
erano eretti, sollevò la gonna per i fianchi rivelando le labbra della
vagina rosse tumide e la fica stessa aperta come una rosa gocciolante
di piacere le proprie perle di rugiada.
La pose proprio in faccia al fratello, che legato com'era in quella
posizione, non poté fare altro che annusarne gli umori.
Sentì aprire la porta, era Simona
- Che stupido, come non ho potuto pensare all'odore! -
Simona lo guardò teneramente quindi lo bendò. Ora sentiva le labbra
della sorella e dell'amica percorrerlo e ricoprirlo di baci.
Stava letteralmente esplodendo. La porta si aprì di nuovo, Andrea
ormai aveva capito che doveva usare l'unico senso che poteva
utilizzare; non era l'odore acre del maschio di prima, un odore
diverso che aveva già sentito, ma dove?
Mani sconosciute ora gli accarezzavano il pene, mani tremanti ed
incerte.
- Siamo qui… -
Disse la voce di Marina, ma non c'era bisogno di sottolineare il fatto
che non fossero loro due le protagoniste di quei gesti. Due labbra
carnose, morbide cominciarono a strusciarsi sul suo glande, quindi una
lingua incerta e delicata iniziò a leccarlo.
- Devi prenderlo in bocca, altrimenti ti schizzerà tutta! -
Disse con un insolito tono amorevole Simona.
Sentì il contatto del palato sul suo cazzo e l'esitazione
nell'ingoiare quell'asta dura, lunga e turgida, quasi provasse un
senso di soffocamento.
- Brava così. Adesso fallo scivolare sulla lingua. -
Mentre Simona parlava, Andrea percepì qualcuno muoversi al suo fianco:
era Marina, sentiva il tepore della sua fica vicino al suo viso e le
sue nari erano invase dal suo odore.
Poco dopo veniva nella bocca di quella sconosciuta o sconosciuto.
Che fosse una femmina se ne accorse poco dopo, quando sentì il
contatto delle labbra della vagina. Un fichetta stretta, che per
quanto fosse bagnata aveva difficoltà ad accogliere il suo cazzo ed
esitava sospesa sopra il glande. Un pube quasi implume, non rasato,
implume.
Andrea provò a fiutare l'aria per vedere di riconoscere l'odore, ma la
fica di sua sorella era troppo vicina.
Doveva essere giovane, non solo per la scarsa peluria che ne ricopriva
il pube, ma anche dal peso e dalle dimensioni del seno, infatti aveva
perso l'equilibrio e se l'era sentita addosso.
- Scendi lentamente e rotea leggermente il bacino. -
Disse la voce di Simona.
La ragazza ubbidì e lentamente e progressivamente il pene cominciò ad
entrare nel giovane sesso di costei. Andrea però sentì come se i
tessuti si stringessero all'improvviso intorno al glande.
- Cristo, è vergine! -
- Non aver paura, se esiti è peggio, fai conto di toglierti un
cerotto. -
Sentì d'un tratto il corpo di lei abbandonarsi e sotto il peso il suo
cazzo penetrare di qualche ulteriore centimetro; nel frattempo un
grido soffocato da una mano.
- Muoviti, ondeggia i fianchi, vedrai che pian piano il dolore
sparisce. -
Inizialmente sentì una specie di lamento quasi un frignare soffocato,
ma man mano che il tempo passava il lamento diventava ansimare.
Andrea venne quasi subito tanta era la stretta di quella giovane e
intonsa vagina, ma il cazzo gli rimase duro. Venne quindi una seconda
e una terza volta.
Non c'erano più segni di dolore nella voce della ragazza, ormai a
farle uscire la voce, sempre soffocata da una mano sulla bocca, erano
gli orgasmi. Sentì la ragazza sfilarsi dal suo cazzo, quindi riconobbe
la vagina ...