giovedì 28 aprile 2011

Inculate e altre storie

Ho notato che nella grande maggioranza dei racconti erotici è l'inculata che ha un ruolo fondamentale. Non soltanto perché il culo è la parte anatomica più bella della donna, ma soprattutto perché quando la donna accetta (volente o nolente, molte volte nei racconti erotici la donna lo prende nel culo suo malgrado, magari a forza) di prenderlo nel culo accetta di subire la peggiore umiliazione sessuale. E l'Uomo che lo mette nel culo di una donna la domina completamente, al 100%. Per questo motivo molte donne nella vita reale non accettano di farselo mettere nel culo dal proprio compagno, salvo poi ricercare attivamente extracomunitari o disadattati per farselo mettere nel culo, magari senza preservativo.
Non avete idea di quante donne che con il marito o le fidanzate fanno le santarelline poi si fanno inculare a sangue, e senza preservativo, da personaggi molto dubbi. Un modo per sentirsi sporche ed umilite. A voi è mai successo? Pensate che ci sono mariti che si eccitano sessualmente sapendo che la propria donna va a prenderlo nel culo, magari senza preservativo. Sono i cosiddetti mariti cuckold. E sono sempre di più!

martedì 12 aprile 2011

Una donna impalata

donna impalata sesso anale violento

Questo meraviglioso racconto erotico parla di una donna che viene letteralmente impalata, in pratica le viene messo un paletto nel culo, mentre il suo fidanzato la guarda. Un racconto che considero davvero molto eccitante, uno dei migliori racconti erotici che mi sia capitato di leggere.



Stavo perdendo F.!. Lo leggevo nel suo sguardo irrequieto. Per il momento
era solo un accenno, ma non avevo dubbi. F. aveva bisogno di qualcuno che
la dominasse. Ed io faticavo. Fu per questo che appena sentii parlare
dell'impalatore pensai di portarcela. Furono un paio di amici, in quegli
sciocchi discorsi di donne che si fanno tra uomini. "L'unico modo per
domarla e sfondarle il culo!", "L'impalatore è un vero maestro!". Esiste
veramente quest'impalatore ed ha più clienti di quanto si possa credere. Mi
informai ed ebbi l'indirizzo ed anche un biglietto da visita:
"fatela impalare - un artista le impalerà il culo per voi - la più assoluta
sicurezza e riserbo al vostro servizio"
Lasciai il biglietto in vista e attesi. F. lo vide e presto fece cadere il
discorso, scherzando, sull'impalatore. "Volevo portarti!" Le dissi
proseguendo con tono da scherzo. "Perché no!" Mi rispose sempre scherzando,
ma una piega sulle labbra la tradì.

Fu così che ce la portai. Telefonai. Era un posto nel centro storico della
città. Verso sera, girando nei vicoli più bui trovammo il portone
ammuffito. Bussai. Aspettammo. F. Era una bella ragazza, la più bella che
avevo avuto e ora l'ansia e l'eccitazione la rendevano ancora più
interessante. Ci aprirono. "Entrate!". Un uomo dall'aspetto trasandato ci
squadrò rapido e ci fece entrare. Passammo attraverso un lungo magazzino
ingombro di ciarpame e scendemmo in uno scantinato ampio e scuro. Accese la
luce. Non feci in tempo osservare l'ambiente, l'uomo parlò rivolgendosi a
F. "Lei è d'accordo!" F. accennò di si con il capo. "Le verrà aperto il
culo e verrà impalata. Se è d'accordo deve ripetere con voce forte e
chiara: sono d'accordo che mi venga aperto il culo e di essere impalata!"
F. parlò, con voice prima incerta poi sempre più sicura: "sono d'accordo
che mi venga aperto il culo e di essere impalata!"
Subito l'uomo la spogliò con gesti rapidi ed esperti. La lasciò nuda al
centro della stanza, sotto la luce. Le intrecciò i capelli che portava
lunghi e legò la treccia con un cordino. Le strinse alle caviglie ed ai
polsi dei cinghini di cuoio muniti di un anello di ferro. Le fece allargare
le gambe e agganciò le caviglie a due moschettoni fissati sul pavimento,
distanti tra loro circa mezzo metro. F. rimase immobile al centro della
stanza. Poi l'uomo la fotografò, dapprima di fronte e di profilo. Poi le
ordinò di sporgere il culo ed allargarsi le natiche con le mani, e la
fotografò da dietro. F. era imbarazzata.

L'uomo la spinse a terra e la mise a quattro zampe, trascinò una pesante
panca di legno da un angolo della stanza e gliela sistemò sotto il ventre.
F. ora respirava affannosamente. La panca era piuttosto bassa ed i seni la
sfioravano muovendosi con il ritmo agitato del suo respiro. L'uomo prese
una larga cintura imbottita e la passò sotto la panca e sopra le reni di F.
Poi le afferrò la treccia dei capelli e la tirò indietro. F. fu costretta
a seguire il movimento arretrando e sporgendo le natiche. L'uomo strinse la
cintura con forza immobilizzandole il ventre sulla panca e costringendola
ad inarcare le reni e porgere i glutei. Poi passò il cordino che le fissava
la treccia dei capelli in un anello cucito sopra la cintura. Tirò e lo
legò. F. fu costretta a sollevare il capo. L'uomo portò uno specchio di
fronte a F. In questo modo la potevo osservare bene dietro e di fronte.
Era spaventata.

L'uomo staccò dalla parete un tubo di gomma con un beccuccio sottile. Si
avvicinò a F., con una mano le allargo le natiche e con l'altra le
massaggiò l'ano scuro e stretto nel solco tra i glutei. Vidi F. dapprima
trasalire poi rilassarsi ed abbandonarsi al massaggio. L'uomo infilò il
beccuccio nell'ano di F. ed aprì un rubinetto tra il tubo ed il beccuccio.
Capii che il ventre di F. si stava riempiendo di liquido. F. sussultò
sorpresa, poi cedette con un gemito appena appena percepibile. L'uomo tolse
il beccuccio dall'ano di F. che si protese e si aprì per lasciar passare un
fiotto di liquido. A più riprese schizzò sul pavimento e continuò a colarle
tra le gambe e sulla panca. L'ano ora sporgeva rilevato, deciso e rilassato
in fondo alle natiche. F. aveva chiuso gli occhi. Superato l'imbarazzo, il
volto esprimeva la soddisfazione di un bisogno naturale. Rapidamente l'uomo
le penetrò l'ano con un dito e lo stimolò muovendosi in circolo. F. accolse
il dito senza resistere. Quando l'uomo tolse il dito dell'altro liquido
spruzzò ed F. rimase con l'ano proteso ed appena aperto. Un rivoletto
terminava di scendere colando tra le labbra del sesso.

L'uomo rimise a posto il tubo. Prese una pompa, aprì un rubinetto e lavò
con un getto di acqua il pavimento ed poi il culo di F. Chiuse il rubinetto
ed si avvicinò nuovamente a F. che gocciolava. Ora la vedevo nuovamente
contratta, con il respiro affannato. L'uomo iniziò a colpire le natiche di
F. con il palmo delle mani. Colpì i glutei ancora bagnati facendo vibrare
rumorosamente la carne. Poi scese nel solco colpendo l'ano ed il sesso.
Erano dei colpi decisi ma non fortissimi. Presto il volto F. iniziò a
rivelare piacere. Mi sembrò che cercasse di inarcare e muovere i fianchi
per ricevere meglio i colpi. Poi l'uomo colpì più in basso indugiando con
il dito tra le labbra del sesso al termine di ciascun colpo. F. taceva ma
capivo che il suo silenzio non sarebbe durato a lungo, presto avrebbe
cominciato a gemere. La vedevo bagnarsi abbondantemente. L'uomo raccolse un
po' del suo liquido con il dito medio e prese a massaggiare il buchetto
dell'ano che ora risaltava scuro, lucido e invitante nel solco profondo tra
le natiche. L'uomo infilò un dito nel buchetto che l'accolse offrendosi
senza difficoltà. Ora il volto di F. mostrava un'indubbia beatitudine.
L'uomo tolse il dito e lasciò F. in attesa. La vidi diventare nuovamente
inquieta. L'uomo ando a prendere, tra i vari oggetti appesi alle pareti
della stanza, un bastoncino piatto. Poi tornò e rimise il dito nel buco, F.
sussultò appena. L'uomo iniziò a colpire piano con il bastoncino l'esterno
dell'ano, attorno al buchetto, tenendo la pelle sollevata con il dito.
Quando i colpi scendevano in basso raggiungevano le labbra del sesso. F.
iniziò a gemere piano, con gli occhi chiusi, mentre si andava inzuppando
sempre più sfrontatamente, finché alcune gocce iniziarono a colare dalle
labbra del sesso ed a gocciolare sulla panca. L'uomo smise di colpire la
pelle attorno all'ano, tolse il dito e le aprì completamente le natiche. Le
labbra della fica si allargarono ed il buchetto del culo si tese. La pelle
intono era arrossata e fremente. F. ora fremeva, aveva gli occhi chiusi e
la bocca stretta, il volto contratto in attesa del piacere.
Poi l'uomo avvicinò la bocca al culo di F. e lo baciò depositando la sua
saliva abbondante e leccando il buchetto. F. apri la bocca ed emise un
gemito struggente, mentre cercava di sporgere le natiche e aprirsi ancora
di più, se possibile, al bacio. Mai era stata baciata con tanta passione.

Ero perso nella visone del volto di F. e non vidi che l'uomo s'era tolto i
pantaloni e tirava fuori il suo arnese. Ora era lì, sporgeva grosso e
imperioso mentre l'uomo mischiava la sua saliva agli umori di F. e li
spargeva attorno e dentro il buchetto del culo do F. Con una mano le teneva
aperte le chiappe, con l'altra strusciava la cappella enorme nel solco
bagnato. Non so se F. riuscisse a percepire il cazzo dell'uomo che si
eccitava sempre di più. In quel momento il volto di lei mostrava solo
piacere, pareva non aspettasse altro che di essere penetrata. Iniziai a
sentire forte l'odore del suo sesso.
L'uomo poggiò la cappella sul buchetto, bruscamente contrasse i glutei e
spinse le pelvi in avanti di alcuni centimetri. L'ano era rilassato e lo
sfintere si aprì lasciando entrare parte della cappella. F. strillò. Fu un
grido acuto e breve, incredulo, come di bestia sorpresa. Ma già l'uomo le
aveva tolto la cappella dal culo. Lo sfintere si contrasse in uno spasmo ed
immediatamente il buco si richiuse. Di nuovo l'uomo la penetrò di forza. La
cappella dilatò nuovamente il culo, questa volta con più sforzo. F. strillò
di nuovo. Lo stesso grido di prima, forse più intenso. Il volto esprimeva
dolore, con gli occhi stretti e le labbra aperte e contratte. L'uomo uscì
ancora, ed ancora il culo si contrasse e si richiuse. Rientrò una terza
volta, penetrando decisamente con tutta la cappella nella carne di F. Lei
strillò per la terza volta. Ancora l'uomo estrasse il cazzo, il buco questa
volta rimase aperto. Allora l'uomo le affondo il cazzo nel culo per alcuni
centimetri. Il grido di F. divenne un lamento prolungato. Cercava di
abbassare il volto ma la treccia la tratteneva. L'uomo la penetrava, colpo
dopo colpo sempre più in profondità. Alla fine le palle dell'uomo
strusciarono sulle labbra della fica. F. sembrava sfinita. Ora il suo
lamento incessante si era trasformato in un gemito, non capivo se di dolore
o piacere. Il volto era bellissimo segnato dalla rassegnazione e dal
sorgere involontario del piacere. Poi, mentre l'uomo incalzava il ritmo e
l'apriva sbattendola sempre con maggior forza, e le cinghie alle caviglie
si tendevano sotto le spinte, F. aprì gli occhi e seppi che stava per
venire. Venne con la sua specie di ruggito soffocato, mentre l'uomo sempre
più eccitato diede una serie di colpi possenti che fecero tremare il corpo
di F. Alla fine venne anche lui. Mi sembrava che l'avesse sbattuta per un
tempo interminabile, ma forse era durato solo pochi minuti. Ora F. era
abbandonata. Il volto ed il corpo coperti di sudore. Un liquido denso e
odoroso di sesso le colava dal culo che rimaneva aperto anche ora che
l'uomo aveva estratto il cazzo. Un buco scuro con le pareti irregolari e
gocciolanti, una specie di umida grotta palpitante nel corpo di F.

L'uomo si rimise i pantaloni lasciando F. abbandonata sulla panca. Poi le aprì
nuovamente le natiche di e tastò con dita esperte la carne aperta. Andò in
un angolo della stanza e scelse, tra molti, un paletto di legno. Lo guardai
bene. Era lungo una trentina di centimetri. Tornito come la gamba di un
tavolino. Da un lato era più sottile ma si ingrossava rapidamente per poi
restringersi in un avvallamento, dopo si ingrossava di nuovo, molto di più
e più rapidamente e proseguiva per gli ultimi dieci centimetri con un
diametro costante. L'uomo portò il paletto vicino a F. e ne valutò la
misura appoggiandoglielo tra le natiche. Raccolse il liquido che colava tra
le gambe di F. e lo sparse sulle pareti del buco del culo. La punta del
paletto entrò senza difficoltà. F. ora riprese a gemere un gemito
inconsapevole. La bocca era semiaperta con le labbra gonfie, gli occhi
dilatati, ma nuovamente vigili. L'uomo la lasciò così con la punta del
paletto infilata tra le chiappe e tornò con una mazzetta di legno. Poi
iniziò colpire il paletto, tenendolo fermo con una mano, con colpi brevi e
secchi, piantandolo lentamente. F. riprese a gemere. Sempre più forte. Ora
pareva un gemito di piacere stupito, mentre la sua carne cedeva ogni
resistenza. Un "oho" che saliva senza ritegno ad ogni colpo di mazzetta per
poi attenuarsi fino al colpo successivo. Il diametro del paletto aumentava
mentre la penetrava nel culo e le invadeva le viscere allargandola,
inesorabilmente conficcato dai colpi della mazzetta. L'uomo piantava il
paletto lentamente ed i colpi si prolungarono per un tempo che mi parve
esasperatamente infinito. F. sporgeva le labbra, con la bocca sempre più
aperta, con il capo rovesciato all'indietro, gli occhi dilatati. Il corpo
mostrava i muscoli tesi e gonfi, coperti di sudore, mente lei lanciava il
suo interminabile canto. Poi con un ultimo colpo secco l'uomo fece
penetrate il paletto fin dove il diametro diminuiva e la carne tesa del
buco del culo si richiuse attorno all'avvallamento del legno. F. strillò
più forte. L'uomo lasciò cadere la mazzetta e scese con la mano in basso
tra le labbra della fica, mentre con l'altra mano faceva vibrare il
paletto. F. venne nuovamente. Vidi il volto trasfigurato dal piacere
mentre urlava. Un urlo forte e lungo questa volta, un ululato emesso dal
profondo delle sue viscere con la bocca aperta e gli occhi spalancati.
L'uomo sorrise, mentre vidi il paletto oscillare al ritmo delle contrazioni
della carne di F. Mi accorsi che una cascatella di urina scorreva dalla
fica, scendeva sulla panca e cadeva a terra. Il rumore del liquido ora si
sentiva chiaramente nel silenzio della stanza. F. Era completamente
abbandonata sulla panca con il capo inclinato di lato, gli occhi chiusi.
Temetti che fosse svenuta. Il paletto era solidamente piantato nel culo e
si protendeva oscenamente allargandole le chiappe. L'odore si spargeva
fortissimo ed inebriante.

L'uomo aprì la cintura che la stringeva alla panca e le sganciò le
caviglie. Poi la tirò su. F. non opponeva resistenza, ubbidiva ma l'uomo
dovette sorreggerla. La fece camminare fino alla parete. Mentre camminava
il paletto si muoveva sconciamente con il ritmo dei fianchi di F. ed
amplificava i movimenti del culo. Il volto era trasformato, tumido
arrossato e straordinariamente sensuale.
La fece addossare con la schiena alla parete. Le allargò le cosce, e le
agganciò le caviglie a due anelli sul pavimento, ad un metro di distanza
l'uno dall'altro. Le agganciò i polsi a due funi che pendevano da due
carrucole fissate sulla cima della parete, a due metri una dall'altra.
Dietro la schiena di F. c'era, fissata sulla parete, perpendicolare, un
asse di legno massiccio con al centro una serie di fori allineati. L'uomo
spinse F. conto il legno. Il paletto che le protendeva dal culo sbatté
contro l'asse. F. socchiuse gli occhi e contrasse i glutei. L'uomo prese il
paletto e lo sollevò di forza di un paio di centimetri. F. seguì il
movimento salendo sulla punta dei piedi. Con uno scatto il paletto si
inserì in un foro sull'asse. F. inclinò il volto e rilascio i muscoli delle
gambe mente il paletto la sorreggeva. L'uomo tirò le funi legate alle
braccia. Il corpo di F. si tese impalato, colle braccia a croce e le gambe
divaricate, illuminata da un fascio di luce intensa. Il paletto la
costringeva a protendere i fianchi offrendoli alla vista assieme al sesso.
Ansimava forte. La bocca aperta lasciava vedere la lingua inarcata. Le
labbra erano gonfie e scure, le guance arrossate, gli occhi enormi e
socchiusi traboccavano di libidine estatica. Erano rivolti verso l'alto,
persi a contemplare un altro mondo. Sui seni ingrossati i capezzoli
disperatamente tesi ed eretti, le areole dilatate. L'addome risaltava
candido e sotto il nero dei peli pubici la fica si apriva rossa, grande,
con le labbra tumide e aperte, ed il solco nero, palpitante da cui colava
un rivolo che scendeva e le rigava le cosce e ed il cui odore intenso
riempiva l'aria.

"Ora é tutta sua" Mi disse l'uomo risvegliandomi dalla mia contemplazione.
Mi tolsi i pantaloni e la scopai. La fica era completamente aperta e
fradicia, ma la vagina schiacciata dal paletto infisso nel retto mi
stringeva il cazzo. Lo sentivo, il paletto, mentre la scopavo e spingendo
schiacciavo le natiche di F. contro l'asse, ed il paletto la penetrava più
a fondo. Venne quasi subito, con dei sospiri rassegnati, lunghissimi,
sospesa e contatta sul paletto. Venni anch'io con un'intensità mai provata,
e penso che l'inondai come mai. Quando uscii lei continuò a contrarsi
ancora a lungo, forse involontariamente, impalandosi.

La lasciammo così ancora un po'. Poi l'uomo allentò le funi e la staccò
dall'asse. F. cadde in ginocchio. L'uomo le estrasse il paletto. Poi la
mise in piedi appoggiata al muro e le ordino di sporgere il culo ed
allargare le chiappe con le mani. F. ubbidì. L'uomo la fotografò. Lo
sfintere anale era completamente rilassato ed la carne si apriva in un foro
simile ad una bocca spalancata. Poi la fotografò di nuovo, di fronte e di
profilo. Era bellissima. Aiutai F. a rivestirsi. Notai il foro che si
vedeva attraverso le mutandine appiccicate al corpo bagnato.
Pagai l'uomo e mi feci dare le foto. Uscimmo che era quasi notte F. non era
molto sicura sui suoi passi, ma si riprese subito. Mi ringraziò. Ovviamente
la persi dopo poco. Peccato!

Conservo sempre le foto e mi masturbo spesso guardandole.