lunedì 21 febbraio 2011

Scopare in clinica




Per gli amanti del sesso clinic, un bel video di scopate da Clinic Fuck, eccellente sito dedicato a filmati di sesso in ambiente ospedaliero: vi piacerebbe che publicassi racconti erotici su questo tema?

mercoledì 9 febbraio 2011

I più bei racconti erotici di sculacciata

Questi sono i più bei racconti erotici di sculacciata che abbia mai letto in vita mia. Se vi piacciono le sculacciate o vi piace leggere racconti erotici in generale vi consiglio senz'altro di visitare subito il blog che vi ho appena consigliato. Vi assicuro che c'è parecchio materiale con cui masturbarsi.

venerdì 4 febbraio 2011

Lo stupro della ragioniera

Bella ragioniera palermitana viene stuprata brutalmente da un collega: un racconto erotico a tinte forti che sicuramente piacerà a molti!

Suonò il citofono, era lei, di ritorno dall'ospedale. Per fortuna il
peggio era passato e suo padre era migliorato notevolmente. Era venuta
per portarmi dei documenti visto che in ufficio non era venuta. Aprii
la porta aspettando che salisse per le scale e puntualmente la vidi
spuntare da sotto: gonna nera sul ginocchio, camicia bianca attillata
e scollata, scarpe con tacchi, gioielli. Ci salutammo come sempre, con
un semplice ciao e per prima cosa andò in bagno con una certa premura,
ma senza farlo notare, come fa chi dalla mattina non ha ancora avuto
l'opportunità di liberare la vescica. Intanto mi rimisi al computer
dove via messenger stavo da una mezz'oretta parlando con una mia
vecchia amica, Angela, una donna meravigliosa, moglie e madre
esemplare, che avevo conosciuto via chat qualche anno fa e con la
quale avevo peraltro avuto una breve storia. Le scrissi che era
arrivata Rita e lei, sapendo la passione che nutrivo per lei, mi disse
che quella era l'occasione buona e che potevo stare tranquillo che ci
sarebbe stata, convinzione alla quale era arrivata dopo che le avevo
inviato alcune foto di lei; Angela, donna molto intelligente, aveva un
fiuto enorme per l'indole della gente e vedendo quelle foto, aveva
concluso che una faccia come quella di Rita, soprattutto in una delle
foto, non poteva essere che quella di una grande troia, una cagna in
calore in cerca di cazzi, una baldracca d'alto borgo, di quelle che lo
fanno per soldi; una con quella faccia, aveva sempre sostenuto Angela,
ha sempre sete e certo non di acqua. Uscita dal bagno, si mise vicino
a me e mi disse se potevo spiegarle una cosa di computer. Ci mettemmo
a lavoro ma, ad un tratto, si voltò verso di me e mi chiese se suo
padre sarebbe guarito. Le risposi di stare tranquilla, che tutto stava
per risolversi. Abbasso lo sguardo e scoppiò a piangere in modo
violento, un pianto liberatorio, lungo, senza pudore. Mi si strinse il
cuore e rimasi alcuni secondi come paralizzato, non sapendo che fare.
Mi ricordai di una cosa che mi aveva suggerito Angela: coglila in un
momento di debolezza, non potrà difendersi. Vidi la sua mano ancora
sul mouse che tremava sotto la violenza del pianto. Poggiai la mia
mano sulla sua, senza pensare, la distesi dita con dita: era morbida,
liscia, sensuale, calda e profonda. La tenni sulla sua chiamandola per
nome e dicendole un dai, non fare così. Lei non reagì alla mia mossa;
staccai la mia mano e la portai alla sua guancia destra alzandole un
po'la testa; aveva gli occhi pieni di lacrime, mi guardo dicendomi
scusami, scusami mentre mi avvicinavo; un metro e settantotto, corpo
atletico, capelli castani scuri, lievemente mossi, occhi grandi
castani ed un grosso naso aquilino che copriva ancor di più di fascino
il suo viso; leggermente truccata. Mi avvicinai, mentre si scusava
ancora, la guardai, mi piaceva come non mai; sentivo le dita bagnate
dalle sue lacrime, calde abbondanti; scusami disse ancora, ma ero
troppo vicino per non sentire il suo alito, in tutta la sua pienezza.
Dio che sensazione quell'alito; sarei stato a respirarlo per sempre.
Come era possibile un odore così irresistibile uscire da una bocca;
vidi le sue labbra, ed i denti, bianchi, con un grosso spazio tra gli
incisivi superiori. Fui preso dal desiderio, un desiderio
irresistibile che mi offuscò il senso! Il resto fu quasi automatico ed
inevitabile. Tenendole sempre la mano sulla guancia, la guardai
intensamente negli occhi e poi mi avvicinai a lei e contemporaneamente
avvicinai la sua testa a me; quindi poggiai le mie labbra sul suo
labbro superiore, liscio e succoso e lo baciai leggermente, una ,
due , tre o forse quattro volte, poi poggiai le mie labbra alle sue,
facendo una lieve forza. Non so perché, né come, ma lei non opponendo
resistenza aprì le labbra e permise alle mie di aderire alle sue ed
alla mia lingua di entrare nella sua calda bocca. Trovai un alluvione
di calda saliva, abbondante, buonissima di sapore ed impregnata di
alito. Leccai la sua lingua calda e viscosa, il suo palato, le sue
gengive, i denti, poi ancora lingua, lingua, lingua. Finimmo sul
divano, lei senza dire una parola, io senza staccarmi dalla sua bocca.
Le baciai e leccai il collo e le orecchie, il viso e poi ancora la
baciai in bocca voluttuosamente, bevendo la sua preziosa saliva. Lei
ci stava, ci stava. Mentre limonavamo, la stringevo a me e anche lei
mi abbracciava. Ci guardammo negli occhi, poi le sfiorai i seni
attraverso la camicia bianca attillata. Lei, assecondando le mie
intenzioni, la sbottonò e se la sfilò in un attimo. Un reggiseno
bianco. Lo accarezzai e poi lo tolsi sfibbiandolo da dietro. Madonna
che vacca pensai: due grosse tette turgide, una terza o quarta con
ampie areole brunastre e capezzoli di medie dimensioni, scuri,
turgidi. Le accarezzai i seni delicatamente, facendomi strada tra le
tre collane che le abbellivano il petto: una collana in oro giallo a
grosse maglie, pesante, corta, che le cingeva il collo da cigno, un
filo di perle coltivate, le stesse di quelle degli orecchini che
portava, di media grandezza, che le scendeva sui seni, un'altra
collana di oro giallo, sottile, che finiva con una piccola croce,
anch'essa in oro giallo. Passai le dita sulle areole corrugate e sui
capezzoli che si indurivano; poi la baciai ancora in bocca. Scesi con
la lingua sul collo e poi ancora giù sul quel ben di dio. Iniziai a
leccare e succhiare come un pazzo. La lingua prima sulle areole
intorno ai capezzoli, poi velocissimamente sui capezzoli che poi
succhiavo avidamente. Lei teneva gli occhi chiusi e gemeva. Di tanto
in tanto risalivo e ricominciavo a limonare. Le tolsi la gonna e la
distesi sul divano. Avvicinai la mia testa ai suoi slip ed appoggiai
il naso per sentire i suoi odori. Era un odore pungente, buono ma non
ottimo, un odore tipico della fica che non viene lavata dalla mattina;
d'altra parte era stata in ospedale diverse ore e quindi era naturale
che non fosse più pulita. Le palpai la vulva attraverso gli slip che
poco dopo divennero bagnati. Tolsi gli slip ormai fradici: rimase
nuda, rivestita solo da gioielli; le allargai le cosce. Lei mi fermo
la testa che già stava scendendo e mi confesso di essere vergine.
Ancora vergine a 39 anni! Ma in fondo l'avevo sempre sospettato. Anni
prima aveva frequentato uno dei suoi datori di lavoro: uscivano la
sera tardi dopo le 23, con la scusa che lui amava uscire di notte, ma
in realtà il motivo era che lui prima usciva con la sua fidanzata, sua
attuale moglie e poi andava da lei a svagarsi i calli. Avevo pensato
che lui sfruttando la sua ingenuità ed inesperienza l'avesse rotta, ma
mi sbagliavo. Sicuramente lui aveva conosciuto la sua lingua prima di
me, ma di altro non ho prove! Allargai le grandi labbra di quella
vulva boscosa e localizzai la clitoride, di medie dimensioni,
rossastra e filante; sotto il buco era semichiuso dall'imene, del tipo
a semiluna; le piccole labbra leggermente grandi e corrugate, il tutto
coperto da abbondante colata filante. Iniziai con dito indice a
titillarle la clitoride e lei iniziò a respirare in modo affannoso.
Mentre la masturbavo ci baciammo ancora stando fianco a fianco, questa
volta con le lingue fuori dalle bocche, che si contorcevano in modo
voluttuoso. Iniziai a leccarle la vulva: Un sapore fortemente acidulo
mi riempì la bocca, il tipico gusto della vulva, un po' più intenso a
causa delle molte ore di assenza di pulizia a causa di forza maggiore!
la mia lingua leccava le piccole labbra, l'imene e poi si soffermava
sulla clitoride che veniva leccata e succhiata; leccavo e
contemporaneamente bevevo la sua colata calda e filante. Lei ansimava
e si contorceva come una zoccola. Mi alzai e mi tolsi la maglietta.
Lei si avvicinò ai miei jeans e mi palpò il promontorio che si era
creato. Abbasso i pantaloni velocemente e poi le mutande. Mi ricordai
che non mi lavavo dalla sera prima e provai un po' di imbarazzo. Ma
quel leggero fetore tipico dell'asta dopo diverse ore dall'ultimo
lavaggio, non sembrò allontanarla, anzi attrarla. Il mio uccello era
diventato enorme come non mai. Il glande era grosso, liscio e
violaceo. Iniziò a masturbarmi guardandomi con lo sguardo da
prostituta preciso a quello di una delle foto: quindi lo prese in
bocca, iniziando a succhiarlo: evidentemente da come lavorava di bocca
capivo che non era la prima volta che assaggiava un fallo. Introduceva
lo zufolo sette, otto volte in bocca, in fondo, fino all'ugola, poi lo
tirava fuori e lo leccava avidamente. Mentre suonava il piffero, io le
portai la mano dietro la nuca aiutandola nei movimenti e dandole quel
ritmo particolare che serve in questi casi! Continuò a spompinarmi per
alcuni minuti, facendo tipici rumori con la bocca. Ero indeciso se
sborrarle in bocca e farla ingoiare oppure infilargliela davanti!
Presi la decisione anche perché mancava poco------la fermai dalla nuca e
tirai fuori il mio sfollagente dalla sua bocca; non ero ancora venuto,
ma la sua lingua era piena di una secrezione filante, molto odorosa e
ricca di spermatozoi, il secreto prostatico, che è il primo ad uscire.
Ingoiò quel po' di sostanza come se nulla fosse--.La feci distendere:
Rita, la mia collega, completamente nuda davanti a me: che fica pelosa
che aveva, che sventola ragazzi che era, che troia; non potevo
staccarle gli occhi di dosso. Adesso volevo scoparla----.: misi le sue
gambe sopra le mie spalle. A quel punto lei disse no. Non voleva, era
vergine e voleva darsi solo a suo marito, quando sarebbe stata l'ora.
Mi ricordai delle parole di Angela, che saggia che era quella donna:
se è troia quanto penso ad un certo punto si fermerà, ma tu cerca di
raggirarla con l'inganno! E così feci: le dissi che l'avrei masturbata
poggiandole il mio campanile senza penetrarla: si fidò di me
rilassandosi e dicendomi di continuare così dolcemente. Poggiai il mio
glande sul suo orifizio e per un po' la masturbai con movimenti di
strofinio. Lei era eccitatissima e subito dopo se ne venne senza fare
troppo chiasso. La sua venuta mi eccitò ancora; baciai la vergine per
l'ultima volta, poi affondai il cannolo contro la sua imene che andò
in frantumi e le entrai dentro in vagina. Lanciò un urlo di dolore
misto alla rabbia del tradimento, seguito da un no profondo. Iniziai a
montarla come si fa con una vacca: inevitabilmente iniziò ad ansimare
nuovamente. Io sembravo impazzito: mentre la cavalcavo iniziai ad
insultarla chiamandola puttana, sgualdrina, zoccola, pulla, baldracca,
succhiacazzi e cammarera; mi supplicò di non venirle dentro, ma fu una
preghiera che non venne esaudita: non venivo da una settimana, potrete
immaginare: ebbi un orgasmo violento e le eiaculai dentro
copiosamente, riempendole completamente la vagina. Mentre sborravo,
provai sensazioni indimenticabili ed impossibili da descrivere.
Ci calmammo un attimo, ma ero ancora in erezione e carico di
desiderio. Lei mi guardò e mi disse in lacrime che ero un bastardo:
era rossissima in viso, con la fica che scolava di sperma, furibonda,
con la bava alla bocca. Mi tirò un'unghiata con la mano destra
lasciandomi quattro profondi graffi sul petto. L'afferrai e cercai di
metterla a pancia sotto chiamandola sgualdrina. Oppose resistenza; fui
costretto a darle un colpo di karatè sul lato destro del torace, tra
le costole, per bloccarla. Il dolore fu devastante che quasi le si
fermò il respiro. La posizionai alla pecorina: che culo che aveva!
Iniziai a sfiorarle il solco tra i glutei, poi pian piano giù fino
localizzare il buchino che iniziai ad accarezzare pian piano; dopo un
po', sempre dolcemente, dopo averlo lubrificato con la saliva, infilai
il mio dito indice dentro il canale anale: era stretto come tutti gli
ani ancora integri, non ad usum al coito. Avvicinai la mia faccia al
suo naso e sentii l'odore del suo buco posteriore, forte, tipico
dell'ano; chi è dedito a leccare l'ano della compagna prima di
incularla, mi potrà capire. Iniziai a leccarlo ritmicamente ingoiando
la saliva dopo che la stessa si era insaporita; quindi appoggiai il
glande inumidito con la saliva. Feci pressione, ma niente. Feci una
pressione maggiore con molta forza pian piano la punta entrò dentro,
un colpo ancora e la parte superficiale dell'anello muscolare
sfinterico si fratturò internamente, permettendo al mio bastone di
entrarle tutto dentro nell'intestino. Lei urlò dal dolore. Iniziai la
monta e mentre la inculavo ritmicamente le palpavo le tette da tergo,
facendomi strada tra le collane che portava. Essendo venuto da poco,
l'inculamento di Rita durò a lungo; il buco poco prima stretto, adesso
era abbastanza dilatato. Lei ormai esausta e rassegnata a subire lo
stupro non opponeva più resistenza. Ad un tratto si voltò verso di me
e con gli occhi pieni di lacrime mi supplicò di smetterla. Le arrivò
un mal rovescio sulla guancia accompagnato ad insulti. Poco dopo venni
e le sborrai nel retto che si riempii. Estrassi la verga dal suo
intestino e continuai ad eiacularle sulla schiena coprendola di calda
e bianca sborra che subito le spalmai addosso. Mi distesi sul divano
con il flauto che finalmente si afflosciava divenendo innocuo. Stavo
tornando in me: che avevo fatto, solo ora me ne stavo rendendo conto:
le dissi mi dispiace, mi dispiace. Lei si alzò, sanguinante sia dalla
vulva che dall'ano: pochi minuti prima vergine illibata adesso si
ritrovata rotta davanti e di dietro. Si rivestii; cercai di
trattenerla, ma invano. Andò via senza una parola, ne uno sguardo.
Che avevo fatto! Nooooooooo, non era possibile, non poteva essere
successo. Avevo violentato la mia collega!